giuseppe conte italia recessione

“L’ITALIA È GIÀ DI FATTO IN DEFAULT” – L’ECONOMISTA ARNALDO BORGHESI: “GIÀ PRIMA DEL COVID-19 ERA IN UNA SITUAZIONE PRE-FALLIMENTARE E SE LA BCE DOVESSE DECIDERE DI STACCARE LA SPINA, COME GIÀ CHIESTO DALLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA, L’ITALIA NON AVREBBE PIÙ LE RISORSE PER PAGARE STIPENDI E PENSIONI…”

GIUSEPPE CONTE BEVE VINO

Arnaldo Borghesi per www.affaritaliani.it

 

Riferisce il quotidiano “la Repubblica” che il Governo Italiano, nel 2020, ha fatto quattro manovre di assestamento di bilancio ed ha emesso titoli di debito per 552 miliardi di euro e che nel 2021 saranno previste ulteriori emissioni per 360 miliardi, per un totale di 912 miliardi di euro. Per avere un termine di paragone, il PIL Italiano nel 2019 è stato pari a circa 1.787 miliardi di euro.

ARNALDO BORGHESI

 

Sempre il quotidiano diretto da Maurizio Molinari sottolinea come il Premier Conte non voglia accedere ai fondi del Mes, pari a 36 miliardi di euro, per non gravare sul debito pubblico, sul deficit di bilancio e per evitare un fardello per le prossime generazioni.

 

Probabilmente il Premier – e la sua traballante maggioranza - dimenticano i gravi problemi strutturali del sistema sanitario italiano che se non affrontati in modo risolutivo, penalizzeranno ulteriormente il già fragile sistema Paese.

troika grecia

 

Appare quindi incomprensibile la posizione assunta dal Governo di non accedere a tali risorse stanziate e già disponibili che l’Unione Europea ha inserito tra gli strumenti per contrastare la crisi. È necessario ricordare che l’unica condizione per accedervi è che il paese richiedente usi i soldi per spese sanitarie legate alla crisi del Covid-19.

 

I timori di finire – come successo alla Grecia – assoggettati a misure d’austerità e alle riforme richieste dalla c.d. “troika” sono una conseguenza del fatto che per molti italiani il “Meccanismo europeo di stabilità” sia un oggetto misterioso, in parte frutto della diffidenza diffusa nei confronti dell’Europa.

giuseppe conte e angela merkel a meseberg by osho

 

È quindi doveroso spiegare in modo obiettivo e propositivo di cosa si tratta: in parole semplici per l’Italia sono disponibili fino a 36 miliardi di euro con scadenza decennale del prestito ad un tasso annuale dello 0,1%, costo una tantum dello 0,25% e costo annuale pari allo 0,005%. Se paragonato ai titoli di stato, il prestito Mes è praticamente senza interessi.

 

L’Europa mette a disposizione 36 miliardi di euro da investire nella sanità pubblica per realizzare nuovi ospedali, nuove strutture, migliorare la medicina domiciliare, procedere a nuove assunzioni e all’acquisto di apparecchiature all’avanguardia. Queste risorse dovremmo prenderle e, soprattutto, dimostrare di saperle spendere bene. Tale adesione permetterebbe anche di emettere 36 miliardi di titoli di Stato in meno.

christine Lagarde

 

Ciò che ci lascia attoniti è come il Premier usi due pesi e due misure: le risorse del Mes sarebbero un fardello per le generazioni future mentre il debito monstre di 912 miliardi emessi tra il 2020 e il 2021 invece no… In effetti tale debito, ahimè, non è un fardello, ma un macigno.

 

L’avvocato del popolo, eletto da nessuno ed esperto di nulla, ha cinicamente ragione. Nella testa di Conte, i nuovi e vecchi “Btp” sono e saranno un problema della “BCE” che, entusiasticamente, ha annunciato che continuerà ad acquistarli sul mercato, mentre i miliardi del Mes, che forse qualche vincolo lo impongono, rimangono per questo un po’ indigesti per chi non è disposto a rispondere ad alcuno delle proprie azioni.

GIUSEPPE CONTE COLORA LE REGIONI

 

Sanità, economia e infrastrutture sono oggi in Italia in una situazione peggiore di un anno fa. Di Covid si muore di più nonostante le regioni multicolore. Nella crisi pre Covid-19, il debito pubblico italiano si avvicinava al 130% del Pil.

 

A fine 2020 secondo il FMI arriverà al 161%. Sono state letteralmente bruciate importanti risorse con interventi a pioggia incomprensibili che spaziano dal bonus bagno ai monopattini elettrici, alle erogazioni una tantum - sempre in ritardo - e con modalità di accesso incomprensibili.

 

grecia troika

Buttati al vento questi ultimi quattrini – che ripagheranno, con lacrime e sangue, i nostri figli e nipoti - ora ci crogioliamo nell’attesa dei soldi del Recovery Fund, gestiti dai sette uomini d’oro, con la speranza di un futuro radioso. Il Covid-19 – nei pensieri dei nostri politici - è la grande occasione per un balzo in avanti verso un orizzonte migliore, un collante tra gli italiani e il loro Governo, inevitabile e insostituibile, che non deve essere mai messo in discussione. Una retorica meno pomposa di quella del buio trentennio, ma molto simile nella sostanza, però più subdola e pericolosa.

 

GIUSEPPE CONTE MES

La realtà è quindi molto diversa da quella che ci raccontano. L’Italia già prima del Covid-19 era in una situazione pre-fallimentare. Oggi è di fatto in default, nonostante le analisi ottimistiche delle società di rating che dalla vicenda “Lehman Brothers” poco hanno imparato. La vera domanda da porsi è se la “BCE” proseguirà con il “Quantitative Easing” ovvero se continuerà ad acquistare titoli di Stato italiani nei i prossimi 10 anni e oltre.

 

ARNALDO BORGHESI 1

Perché se dovesse decidere di staccare la spina - come già chiesto dalla Corte costituzionale tedesca – l’Italia non avrebbe più le risorse per pagare stipendi e pensioni. L’Italia sta approfittando furbescamente di questa situazione, grazie al supporto al QE della Cancelliera Merkel, impegnata tra l’altro a dare un’impronta istituzionale al semestre tedesco di guida della UE.

LAGARDE - MERKEL - VON DER LEYEN

 

Ma il semestre tedesco scade a fine anno e la signora Merkel dovrà fare i conti con il suo elettorato. Il giorno in cui la leader della “Cdu” dovesse rivedere le sue opinioni o comunque fosse democraticamente sostituita da un leader meno europeista e più vicino alle richieste dell’opinione pubblica, sarebbe difficile continuare a chiedere ai tedeschi di tirare la cinghia per finanziare i giochetti di Conte e i dissesti del nostro Paese.

 

conte salvini

L’unica certezza è che non saremo noi italiani a decidere del nostro destino. La furbizia italica già era emersa nella bozza del contratto di governo M5S-Lega a maggio 2018, nel quale si ipotizzava un’istanza di cancellazione di 250 miliardi di euro di debito italiano presso la BCE.

 

Purtroppo i nostri traballanti politici navigano a vista, attaccati alla loro sedia, con una programmazione che non si spinge oltre un orizzonte temporale di 6 mesi. Diversi rampanti economisti sono invece convinti che la BCE, piena di titoli di stato italiani in portafoglio, non ne interromperà mai l’acquisto. “L’Italia in questo momento – afferma sottovoce un importante banchiere - è come un kamikaze imbottito di esplosivo seduto all’interno del Parlamento europeo. Ci provino a far saltare…”.

MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

 

Al momento la debolezza di Conte è però la sua fortuna. Un leader non troppo indigesto al duo Merkel-Macron e perciò facilmente manovrabile. Non andò così bene a Berlusconi nel 2011…

 

Molti vorrebbero alla guida del Paese l’ex Governatore Mario Draghi, ma dietro le quinte continuare a fare scelte dissennate. Altri vorrebbero rimandare i problemi a data da destinare. Qualcuno porta ad esempio il caso del Giappone che da decenni convive tranquillamente con un dedito pubblico imponente.  La differenza con l’Italia è però che il debito del Sol Levante è in mano ai giapponesi, mentre quello italiano è compensato dalla “BCE”.

 

ANGELA MERKEL EMMANUEL MACRON

Per quanto tempo durerà questo limbo che ci tiene in piedi? Difficile prevederlo, ma la seconda ondata di Covid-19 in Europa ha messo in grande difficoltà Paesi come la Francia, la Germania, l’Olanda, la Spagna, il Belgio e la Svezia. Ciascuna di queste nazioni dovrà perciò pensare a sé stessa e ci sarà sempre meno spazio per la solidarietà, soprattutto per chi non la merita.

 

L’Italia al momento è come un bus sovraffollato con i freni rotti su una strada in discesa. Più passa il tempo, più prende velocità e diventa incontrollabile. È interesse di tutti fermarlo o farlo sbandare, cosicché i danni dello schianto saranno minori. Non tiriamo troppo la corda. Cerchiamo di meritarci il credito che l’Europa ci ha dato. Smettiamola con le piccole grandi furbizie che ci degradano ogni giorno di più. Pretendiamo che ci governi chi abbiamo eletto o eleggeremo. E speriamo non sia troppo tardi.

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