IL GALLO CANTA – L’EX SUPER-POLIZIOTTO CARMINE GALLO, DURANTE L’INTERROGATORIO CON I PM NEL PROCESSO SUGLI SPIONI DI "EQUALIZE", HA PARLATO DEL REPORT SU IGNAZIO LA RUSSA E FIGLI, CHIESTO DA ENRICO PAZZALI (IL GIORNO DOPO IL PRESUNTO STUPRO DI CUI È ACCUSATO LEONARDO APACHE, FIGLIO DEL PRESIDENTE DEL SENATO): “NON SO PERCHÉ VOLEVA QUEI DATI. NON GLIELO CHIESI, MA NON FECI ACCESSO ALLA BANCA DATI SDI…” – GLI OBIETTIVI DI PAZZALI, EX PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE FIERA MILANO, ERANO ALMENO UNA VENTINA…
Carmine Gallo al tribunale di milano
(ANSA) - Ha messo a verbale di non sapere il motivo per il quale Enrico Pazzali gli avesse chiesto un report su Ignazio La Russa e sui figli con tanto di richiesta di accessi abusivi alla banca dati Sdi delle forze dell'ordine, Carmine Gallo, l'ex super poliziotto arrestato il 25 ottobre nell'inchiesta milanese sulle presunte cyber-spie del gruppo di Equalize, società dello stesso Pazzali, anche presidente autosospeso della Fondazione Fiera Milano.
E ha riferito pure di non aver proprio voluto sapere da Pazzali la ragione di quella richiesta di dossieraggio sul presidente del Senato e sui figli, tra cui il terzogenito Leonardo Apache. "Non gliel'ho chiesto", avrebbe risposto.
Sono nuovi particolari, stando a quanto ricostruito, dell'interrogatorio dell'ex ispettore di polizia, uno dei capi, per l'accusa, della presunta banda di hacker, sentito per 9 ore l'11 dicembre nell'inchiesta coordinata dal pm di Milano Francesco De Tommasi e dal collega della Dna Antonio Ardituro e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese. Gallo, ai domiciliari, da quanto si è appreso, ha precisato, però, di non aver mai assecondato quella richiesta di Pazzali e di non aver voluto effettuare accessi abusivi allo Sdi, attraverso funzionari infedeli, con obiettivo La Russa e i figli. Nomi troppo delicati, a suo dire.
E gli inquirenti effettivamente hanno accertato che non c'è traccia di accessi illegali su quei nominativi. La vicenda delle presunte ricerche su La Russa, ma anche sui figli Geronimo e Leonardo Apache, era già emersa da conversazioni intercettate nell'inchiesta. Tra l'altro, Gallo ha spiegato anche ai pm che sul suo pc ci sarebbe stata una cartella chiamata "report Pazzali", nella quale erano contenuti i lavori richiesti dal titolare della Equalize.
Pazzali, come messo nero su bianco dai pm negli atti, avrebbe richiesto informazioni, da acquisire anche in modo illegale, su molte persone per fini "personali" o per danneggiare "competitor e avversari politici". Stando a quanto si è saputo, ci sarebbero stati almeno una ventina di 'obiettivi' per i quali Pazzali avrebbe chiesto report realizzati con accessi illeciti nelle banche dati. E Gallo avrebbe indicato, appunto, agli inquirenti la cartella "report Pazzali".
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Nel mirino, tra gli altri, ci sarebbero stati Paolo Scaroni e Giovanni Gorno Tempini. Gallo avrebbe confermato, rispondendo alle domande degli inquirenti, le richieste di Pazzali (indagato, per lui i pm hanno chiesto i domiciliari con ricorso al Riesame) di ricerche su diversi nomi già comparsi negli atti dell'inchiesta, tra cui candidati nella lista civica che appoggiava Letizia Moratti nella corsa alle ultimi elezioni regionali in Lombardia.
In più, la richiesta di un report col sistema Beyond - ossia un aggregatore di dati da più fonti - anche su Matteo Renzi, altro nome già venuto fuori e che compariva in alcune intercettazioni. Infine, ricerche, sempre per conto di Pazzali, pure sul gruppo Visibilia, fondato da Daniela Santanchè (non ha più cariche) e al centro dei procedimenti milanesi che coinvolgono la ministra. Da quanto si è saputo, infine, anche alcuni 007, che facevano parte di apparati di intelligence, avrebbero frequentato la sede di Equalize alla ricerca, a volte, di informazioni utili.
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