MELONI ANDATI A MALE - NEL PARTITINO DEI “FRATELLASTRI D'ITALIA”, TUTTI CONTRO LA PHOTOSHOPPATA GIORGIA MELONI: L’EX SPONSOR RAMPELLI L’HA MOLLATA PERCHE’ TROPPO MORBIDA E LA RUSSA LA ACCUSA DI SCELTE POLITICHE SBAGLIATE

Gian Maria De Francesco per “il Giornale

 

GIORGIA MELONI SI FA UN SELFIE COL TRICOLORE GIORGIA MELONI SI FA UN SELFIE COL TRICOLORE

Quei maledetti 60mila voti bruciano ancora e la ferita per ora non si rimargina. È la situazione attuale di Fratelli d'Italia (Fdi), il partito - nato da una costola del Pdl - che raccoglie (anche nel simbolo) l'eredità di Alleanza Nazionale.

 

Sarebbero bastati quei maledetti 60mila voti in più per raggiungere il target del 4% alle elezioni Europee e raccontare una storia diversa. Invece, la formazione s'è fermata a un onorevole 3,7% (che è quasi il doppio dell'1,9% delle Politiche): tanti complimenti, ma nessun eletto. E così è iniziato un periodo di riflessione non privo di qualche strascico polemico.

 

Bisogna, innanzitutto, precisare che Fdi non nasce come formazione omogenea, ma è la sommatoria di varie componenti tra le quali, ovviamente, predomina quella costituita dagli ex An (i leader Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, oltre a Gianni Alemanno) cui si affiancano i liberali (come l'ex Fi Guido Crosetto). Quei maledetti 60mila voti, come dicevamo, hanno fatto emergere qualche vecchia «antipatia» mai sopita.

GIORGIA MELONI AUTOIRONICA HO CORRETTO IL MANIFESTO GIORGIA MELONI AUTOIRONICA HO CORRETTO IL MANIFESTO

 

Ad esempio, Giorgia Meloni è politicamente molto vicina al capogruppo di Fdi, Fabio Rampelli, suo «sponsor» ai tempi del movimento giovanile di An. Rampelli è uno degli ultimi esponenti della destra identitaria, «tradizionalista», meno propensa ai compromessi e distante da Ignazio La Russa, artefice della Svolta di Fiuggi del '95.

 

La sua componente, pur sostenendo la necessità di richiamarsi a un comune nucleo di valori, ha messo in evidenza come quei maledetti 60mila voti in meno siano stati frutto anche di scelte politiche sbagliate. Come non candidare tutti i big in modo da garantirsi un cuscinetto di voti. Insomma, Fdi sarebbe stata troppo «rampelliana» senza nemmeno sfruttare l'effetto-nostalgia della vecchia fiamma nel simbolo. Risultato che, secondo voci di corridoio, sarebbe imputabile anche ad alcune divisioni a livello locale nel Centro-Sud dove Fdi è più forte.

l onorevole Fabio Rampellil onorevole Fabio Rampelli

 

IGNAZIO LA RUSSA IGNAZIO LA RUSSA

Ma proprio quei maledetti 60mila voti in meno raccontano che è stato commesso un altro errore di marketing politico. Fdi, infatti, è stato uno dei primi partiti a scagliarsi contro l'austerity e contro l'euro. Ma, per un motivo o per un altro, su questi due temi la formazione ha perso visibilità, sorpassata a destra dalla Lega di Matteo Salvini, che addirittura ha costruito un rapporto privilegiato con Marine Le Pen che viene dallo stesso fronte politico degli ex missini. Quanto alla protesta, contro un tribuno come Beppe Grillo e i suoi 5 Stelle forse si poteva fare di più.

 

Guido Crosetto Guido Crosetto

Nonostante l'originaria vicinanza ultimamente, secondo fonti bene informate, Rampelli avrebbe in qualche modo preso le distanze da Meloni ritenuta troppo disponibile alle mediazioni politiche. Perché adesso il vero tema è «Che fare?».

 

Non che Fdi sia senza prospettive, tutt'altro: il gazebo per le primarie di coalizione a luglio ha riunito tutti i principali esponenti di centrodestra. E proprio qui è il problema: Crosetto vorrebbe un partito più «liberale» e, anche per questo, assieme ad Alemanno dialoga con la componente «eterodossa» di Fi guidata da Raffaele Fitto.

 

C'è, però, chi come Massimo Corsaro vorrebbe tagliare i ponti col berlusconismo. E chi, come Ignazio La Russa, vorrebbe che fossero fissati preventivamente paletti programmatici e valoriali prima di sedersi a parlare di centrodestra perché è inutile fare le coalizioni se poi della Lega non ci si può fidare. Si capisce, perciò, che Giorgia Meloni dovrà lavorare molto per recuperare quei maledetti 60mila voti.

SALVINI MARINE LE PENSALVINI MARINE LE PEN

Ultimi Dagoreport

papa francesco bergoglio balcone policlinico gemelli

DAGOREPORT – QUESTA VOLTA PAPA FRANCESCO HA RISCHIATO DAVVERO DI MORIRE, ED È STATO RIPRESO PER LO ZUCCHETTO: TENERLO IN VITA  HA RICHIESTO UNA ASSISTENZA STRAORDINARIA DA PARTE DELL’OTTIMO STAFF MEDICO DEL POLICLINICO GEMELLI – BERGOGLIO RICEVERÀ LE STESSE PREMURE A SANTA MARTA? UN PRIMO PESSIMO SEGNALE SI È AVUTO NELLA MODALITÀ CON CUI IL PAPA È STATO “OFFERTO” AGLI OCCHI DEI FEDELI DAL BALCONE DELL’OSPEDALE: LO STAFF VATICANO, PER NON FARLO SEMBRARE MALCONCIO, GLI HA TOLTO I NASELLI DELL’OSSIGENO, TANTO CHE BERGOGLIO NON È RIUSCITO A CONCLUDERE LA BENEDIZIONE PER L’AFFANNO…

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - SOPRAVVIVERÀ IL GOVERNO DI GIORGIA MELONI AL VOTO, PREVISTO PER OTTOBRE, DI CINQUE REGIONI (OLTRE 17 MILIONI DI CITTADINI ALLE URNE)? - TRANNE LA TOSCANA SEMPRE ROSSA, CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA E VENETO SONO TUTTE CONTENDIBILI DAI DUE SCHIERAMENTI - IN PUGLIA LA VITTORIA DEL PD SAREBBE CERTA SOLO CON ANTONIO DECARO – IN VENETO, IL MELONIANO DE CARO SE LA PRENDE IN QUEL POSTO SE ZAIA PRESENTA UN SUO UOMO NELLE LISTE DELLA LIGA VENETA - DA ‘’VIA COL VENETO’’ A “PER CHI SUONA LA CAMPANIA”. DOVE SI È GIÀ IN PIENA SCENEGGIATA NAPOLETANA, STARRING MARTUSCIELLO, PIANTEDOSI, CIRIELLI, DE LUCA – MARCHE? QUASI PERSE - GIORGIA, QUI SI RISCHIA LA SCOPPOLA! CHE FARE? NEL DUBBIO, COME INSEGNA L’ANTICO CODICE DEMOCRISTIANO, MEGLIO RIMANDARE IL VOTO REGIONALE NEL 2026…

meloni salvini tajani palazzo chigi

DAGOREPORT - LA SITUAZIONE DEL GOVERNO MELONI È GRAVE. PROBABILMENTE NON SERIA, MA DISPERATA SÌ - SE L’ESCALATION DEL SALVINISMO TRUMPUTINIANO FA IMBUFALIRE TAJANI (“POPULISTI QUAQUARAQUÀ”), FA PRUDERE MANI E GOMITI A UNA DUCETTA MALCONCIA, FINITA NEL CONO D’OMBRA DI TRUMP-MUSK, CHE ASPETTA SOLO LA CONFERMA DI SALVINI A CAPO DELLA LEGA, IL 6 APRILE, POI “LA PAZIENZA FINISCE” - IL GIORNO PIÙ DOLOROSO DELLA MELONA ARRIVERÀ INFATTI QUATTRO GIORNI PRIMA: IL 2 APRILE, QUANDO TRUMP ANNUNCERÀ I FAMIGERATI DAZI USA E MELONI DOVRÀ DECIDERE SE STARE CON WASHINGTON O CON  BRUXELLES - IN ATTESA DEL GIORNO DEL GIUDIZIO, SI FANNO SEMPRE PIÙ FITTE E FORTI VOCI E MUGUGNI DI UNA DE-SALVINIZZAZIONE DEL GOVERNO CHE PREFIGURANO UNA PROSSIMA CRISI E IL VOTO ANTICIPATO NEI PRIMI MESI DEL 2026 - L’APERTURA DELLE URNE DIPENDERÀ PERÒ DA ALTRI DUE FATTORI: I DATI DEI SONDAGGI E IL VOTO INCERTISSIMO, PREVISTO PER IL PROSSIMO OTTOBRE, IN CINQUE REGIONI…

proteste benjamin netanyahu ronen bar gali baharav-miara

DAGOREPORT – TUTTI A GUARDARE L’UCRAINA, MA IN ISRAELE È IN CORSO UN GOLPETTO DI NETANYAHU: “BIBI” PRIMA HA PROVATO A CACCIARE IL CAPO DELLO SHIN BET, RONEN BAR, CHE INDAGAVA SU DI LUI, POI HA VOTATO LA MOZIONE DI SFIDUCIA CONTRO LA PROCURATRICE GENERALE, GALI BAHARAV-MIARA, ANCHE LEI "COLPEVOLE" DI AVER MESSO SOTTO LA LENTE I SOLDI DEL QATAR FINITI AD HAMAS MA ANCHE AI COLLABORATORI DEL PREMIER – LE “OMBRE” SULLA STRAGE DEL 7 OTTOBRE: CHE RESPONSABILITÀ HA IL GOVERNO? NETANYAHU ERA STATO O NO INFORMATO DAI SERVIZI DI  BAR DEL PIANO DEI TERRORISTI PALESTINESI? PERCHÉ NON SONO STATE PRESE LE DOVUTE CONTROMISURE?

ursula von der leyen xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LE MATTANE DI TRUMP SVEGLIANO L'EUROPA: DOPO IL VIAGGIO IN INDIA, URSULA VOLA A PECHINO A FINE APRILE - SE TRUMP CI SFANCULA, LA GRANDE FINANZA AMERICANA RISPONDE INVESTENDO NEL VECCHIO CONTINENTE (IN ACCORDO CON IL MONDO FINANZIARIO BRITISH) - DOPO AVER SENTITO PARLARE WITKOFF ("PUTIN NON È UN CATTIVO RAGAZZO") , I DIPLOMATICI EUROPEI HANNO AVUTO UN COCCOLONE: CON QUESTI STATES, PUTIN POTREBBE OTTENERE TUTTO QUELLO CHE VUOLE. E INFATTI SOGNA ADDIRITTURA ODESSA - L'UNICA NOTIZIA CHE HA IMPENSIERITO "MAD VLAD" NELLE ULTIME ORE È STATA LA POSSIBILE PARTECIPAZIONE CINESE, POI SMENTITA, ALLE OPERAZIONI DI PEACEKEEPING DEI "VOLENTEROSI" A KIEV...