LA PACE IN UCRAINA DIPENDE DALLA CINA – LO STAFF DI DONALD TRUMP FA LEVA SU PECHINO PER CONVINCERE PUTIN A TRATTARE: IL TYCOON VUOLE USARE L’ARMA DEI DAZI CONTRO I PRODOTTI DEL GIGANTE ASIATICO COME LEVA SU XI JINPING (TERRORIZZATO DALLA GUERRA COMMERCIALE, VISTO CHE IL SUO PAESE DIPENDE DAL MERCATO OCCIDENTALE). IL MESSAGGIO È: SE CI AIUTATE CON MOSCA, LE “TARIFFS” POTREBBERO SALTARE
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
xi jinping vladimir putin vertice brics 2024 foto lapresse
La squadra di Donald Trump ha intrapreso contatti con la Cina, con l’obiettivo di arrivare a un cessate-il-fuoco in Ucraina. Non sono chiari i contenuti esatti dei colloqui ma, secondo due diversi osservatori ravvicinati del conflitto, gli uomini del presidente eletto degli Stati Uniti stanno cercando di coinvolgere Pechino per convincere la Russia ad accettare una vera trattativa.
A tenere i contatti con Pechino in settimane recenti sono stati Michel Waltz, scelto da Trump quale consigliere per la sicurezza nazionale, e l’inviato speciale designato per l’Ucraina Keith Kellogg.
Dall’altra parte a parlare con gli americani sulla guerra russo-ucraina sembra essere soprattutto Li Hui, inviato speciale per gli Affari euroasiatici e fino al 2019 (per dieci anni) ambasciatore di Pechino a Mosca.
Sicuramente i colloqui hanno contenuti concreti. Quando una delegazione ucraina ha visitato Washington due settimane fa, esponenti repubblicani vicini al team di Trump hanno lasciato capire che la nuova amministrazione avrebbe cercato di risolvere i problemi di Kiev «attraverso l’Indo-Pacifico».
volodymyr zelensky donald trump
Il tentativo della nuova amministrazione è piuttosto trasparente: si spera di far leva sull’influenza di Pechino sulla Russia, molto cresciuta dal 2022 grazie alle forniture cinesi di beni sotto sanzioni e alla crescita degli acquisti di petrolio, per far sì che Vladimir Putin accetti un negoziato in buona fede sull’Ucraina.
Da parte di Pechino invece è altrettanto percepibile la preoccupazione per i nuovi dazi che l’amministrazione Trump minaccia contro la Cina. Il terreno per uno scambio di concessioni è dunque ben visibile alle parti in causa, almeno in teoria: meno dazi in contropartita ad un aiuto con Mosca. […]
Pechino aveva tentato di svolgere un ruolo nei negoziati di Doha — poi falliti — per un accordo in cui Kiev e Mosca si impegnassero per evitare attacchi alle infrastrutture dell’energia. Sempre sull’Ucraina, ci sarebbero stati incontri di persona a Vienna — su un livello diplomatico più basso —– fra figure della squadra di Trump e omologhi cinesi.
XI JINPING ABBRACCIA VLADIMIR PUTIN
Si sarebbero poi tenute anche videoconferenze fra americani e cinesi che, in certi casi, avrebbero coinvolto esponenti di Mosca. Niente di tutto questo vuol dire che un accordo di cessate-il-fuoco sia più vicino […].
L’imprevedibilità di Trump potrebbe portarlo a sconfessare il lavoro dei suoi, ma soprattutto resta l’opposizione russa a qualunque garanzia di sicurezza occidentale a favore dell’Ucraina.
Putin a oggi non accetta la presenza di forze europee a tutela del territorio controllato da Kiev. I russi lamenterebbero che quelle stesse forze di pace non offrirebbero a Mosca pari garanzie che l’esercito ucraino […] non sferri un attacco in Crimea o in altri territori occupati.
È difficile capire quanto i russi stessi credano a un argomento del genere. Dietro potrebbe esserci semplicemente il rifiuto di Putin a trattare, finché il suo esercito continua a conquistare terreno in Ucraina e l’economia russa non sembra in una crisi intollerabile. Il grande ostacolo alla pace, come ora toccano con mano anche gli uomini di Trump, era e resta l’uomo del Cremlino.