CIAO CELESTE! - PASSERINO, MAUGERI E MOZZALI RACCONTANO CHE FU IL PIRELLONE A CONSIGLIARE ALLA FONDAZIONE MAUGERI DI METTERSI IN CONTATTO DAPPRIMA CON SIMONE (PERCHÉ AMICO DI FORMIGONI) E POI CON DACCÒ PER OTTENERE FAVORI - L’INTERMEDIAZIONE DI SIMONE DURA GIÀ DAL 1995, E IN SEGUITO A LUI SI UNÌ IL FACCENDIERE PIÙ FAMOSO D’ITALIA, QUELLO CHE PAGAVA LE VACANZE A FORMINCHIONI - PER IL CELESTE SI METTE SEMPRE PEGGIO...

Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"

Non sono stati Daccò e Simone ad «aprire le porte della Regione» Lombardia di Formigoni alla Fondazione Maugeri. È stato l'esatto contrario: sono cioè stati «organi della Regione Lombardia» a «dare alla Maugeri l'indicazione di rivolgersi agli intermediari Simone e Daccò per ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli», è stato insomma il Pirellone a dire alla Maugeri che erano Simone e Daccò «le persone giuste» in Regione per avere delibere da 200 milioni di euro in 10 anni.

È questa, «come emerge nitidamente dagli interrogatori di Costantino Passerino, Umberto Maugeri e Gianfranco Mozzali», la principale novità sulla quale i pm milanesi sono ora costretti a togliere qualche omissis pur di argomentare in 15 pagine al gip perché gli chiedano, nell'udienza di domani, di prorogare altri 3 mesi in via straordinaria la carcerazione preventiva di Daccò e Simone, altrimenti in scadenza il 13 ottobre in relazione ai 60 milioni di euro che i due ricevettero appunto come compenso dalla Maugeri per i loro servigi presso il Pirellone.

«VOI ANDATE ALLE BAHAMAS...»
L'aggancio avviene nel 1995-1997, quando la Fondazione Maugeri ha il problema di un rimborso di 14 miliardi di lire che la Regione Lombardia nega al polo pavese della sanità privata. Il direttore generale della Fondazione, Passerino, nell'interrogatorio del 7 maggio racconta cosa gli avrebbe detto, e come glielo avrebbe detto, l'allora direttore generale dell'assessorato regionale alla Sanità, Francesco Beretta, oggi direttore generale dell'ospedale di Monza.

Questi avrebbe esordito facendo presente che la Fondazione poteva naturalmente provare la strada del normale ricorso amministrativo, poi però avrebbe cambiato registro discorsivo: «Beretta mi disse testualmente: "Voi andate alle Bahamas... dovete restare più sui problemi concreti". E mi invitò a incontrare il suo collaboratore Cova».

«ABELLI NON BASTA PIÙ»
Questi sarebbe stato più esplicito con Passerino su cosa volesse significare l'invito di Beretta a una maggior concretezza: «Cova mi spiegò che le cose in Regione (dove era iniziato il primo mandato di Formigoni, ndr) stavano cambiando, che per risolvere le nostre problematiche "Abelli non era più l'uomo giusto", e che avrei dovuto trovare un diverso "canale". A tal fine mi indicò quali possibili nuovi uomini di riferimento Simone e/o Intiglietta».

Abelli era in Forza Italia molto potente nella sanità, per un periodo anche presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, nel 2010 sua moglie Rosanna Gariboldi (già assessore provinciale a Pavia) ha patteggiato 2 anni e 1 milione di euro per riciclaggio nell'inchiesta sullo scomparso re delle bonifiche ambientali Giuseppe Grossi.

«Effettivamente Cova mi fece intendere - prosegue Passerino - che il vero problema fosse che la Fondazione Maugeri non pagava Abelli, se non nei termini in cui ho già detto», più che altro un occhio di riguardo in qualche assunzione; «e che, invece, in questo "nuovo modello organizzativo" di cui parlava Cova, non era più sufficiente il solo "sistema clientelare" ma erano indispensabili gli ingenti finanziamenti che poi sono stati erogati con i pagamenti a Daccò e Simone».

Perché proprio Simone, ciellino di ferro, ex assessore dc alla Sanità negli anni '90, poi datosi all'imprenditoria immobiliare nell'Est europeo e alla consulenza in legislazione sanitaria? «Cova indicò in Simone la persona cui affidarsi per dialogare con la Regione», risponde l'ex presidente della Fondazione, Umberto Maugeri, perché «in particolare era amico di Formigoni».

I 14 MILIARDI DI SIMONE
Nella richiesta al gip Vincenzo Tutinelli di proroga della custodia cautelare di Simone (in carcere da 6 mesi) e di Daccò (dal 15 novembre 2011), i pm Pedio-Pastore-Ruta aggiungono che «solo successivamente Simone introdusse Daccò a Passerino», e che «fu proprio Simone a ottenere per la Fondazione il primo provvedimento amministrativo favorevole», e cioè «il rimborso dei 14 miliardi di lire per la struttura di Tradate precedentemente negato dalla Regione».

Miracolosamente, infatti, «il direttore generale della Sanità», che nel 1997 non era più Beretta ma «era Renato Botti» (poi nel 2002 divenuto manager del San Raffaele), «emanò un decreto con cui, modificando la precedente decisione, ci venne riconosciuto il rimborso di 14 miliardi. Attribuisco questo risultato all'intervento di Daccò e Simone».

«PER RINGRAZIARMI? PRAGA»
«Dopo la delibera regionale - aggiunge Passerino - ringraziai Simone e gli chiesi come mi sarei potuto sdebitare. Lui mi disse: "Se vuoi essere riconoscente di questo favore che ti ho fatto, puoi comprare un mio immobile a Praga". Per assecondare la sua richiesta, visto il suo intervento positivo in Regione, con una provvista interamente fornita dalla Fondazione Maugeri comprammo l'immobile per 1,5 miliardi di lire. Da una perizia emergeva che lo stavamo pagando il 10% in più», senza dimenticare che, «nel contesto del mercato immobiliare di Praga dell'epoca, Simone avrebbe avuto grosse difficoltà a vendere l'immobile e a realizzare tale importo».

Ad avviso dei pm, una volta instradato così il rapporto, «dalla fine degli anni '90 sino all'arresto Simone e Daccò, pur non rivestendo alcun formale incarico amministrativo o politico in Regione, attraverso una vasta rete di contatti e sistematici pagamenti corruttivi sono riusciti a piegare le scelte discrezionali dell'amministrazione regionale alle esigenze e agli interessi finanziari della Fondazione Maugeri, e Daccò anche dell'ospedale San Raffaele».

COMPLICI E RICATTI
Proprio il fatto che siano stati «organi regionali» a indicare alla Fondazione gli intermediari Daccò-Simone per ottenere le delibere di favore segnala, per i pm, il «saldo legame» della coppia (pittorescamente definita «il gatto e la volpe» da Maugeri) «con gli organi di vertice della Regione e in particolare con il presidente Formigoni».

Questi «legame e complicità conferiscono agli indagati», se tornassero ora liberi, «un formidabile potere di influenzare e direzionare le decisioni politiche e amministrative in proprio favore. Se non altro per l'indubbia capacità ricattatoria degli indagati riguardo gli illeciti penali già commessi», stima la Procura nel richiamare «a titolo esemplificativo la vicenda riferita da Botti il 31 maggio, da cui emerge come sia stato Daccò» (cioè un perfetto nessuno, in teoria, all'interno della compagine politica e dello staff tecnico della Regione) a designare Botti quale direttore generale della Sanità dopo le dimissioni di Beretta».

I CONTI BANCARI DI FORMIGONI
Una delle ragioni per cui la Procura chiede la proroga della custodia cautelare per Simone e per Daccò (il munifico erogatore all'amico Formigoni di quasi 8 milioni di euro in benefit come viaggi, soggiorni, disponibilità di yacht e di una villa, contributi e cene elettorali) è «la complessità delle indagini svolte per ricostruire i costi sostenuti da Daccò e Simone al fine di remunerare illecitamente il presidente della Regione per provvedimenti adottati al fine di favorire la Fondazione Maugeri»: indagini che «tuttavia devono essere completate anche attraverso lo studio di tutta la documentazione bancaria concernente Formigoni», il quale da sempre nega invece commistioni d'affari con l'amico Daccò, con il quale afferma d'aver solo fatto vacanze di gruppo dove ciascuno pagava qualcosa.

 

 

antonio simone b PIERANGELO DACCO'DACCO' - FORMIGONIUMBERTO MAUGERI E COSTANTINO PASSERINO jpegCOSTANTINO PASSERINO jpegROBERTO FORMIGONI VIGNETTA BENNY FORMIGONI IN BARCA IL PIRELLONELOGO FONDAZIONE MAUGERIILLUSTRAZIONE SARX PIRELLONE CARCERE FONDAZIONE MAUGERI bmp

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…