LE PEN MARINATO DALLA FIGLIA: OGGI POMERIGGIO SARÀ ESPULSO DAL FRONTE NAZIONALE. MA PROMETTE BATTAGLIA - DAL DOBERMANN CHE MANGIÒ LA SUA GATTINA ALLA MADRE SU "PLAYBOY", DALLA NIPOTE PREFERITA ALLE IDEE FASCISTE FINO ALLA FINE: TUTTE LE LITI TRA IL PATRIARCA E L'EREDE
1. MARINE LE PEN, NEL POMERIGGIO VIA A ESPULSIONE PADRE
(ANSA) - La presidente del Front National, Marine Le Pen, lancerà questo pomeriggio - in una riunione straordinaria dell'ufficio esecutivo del Front National da lei convocata - l'espulsione del padre e fondatore del movimento, Jean-Marie Le Pen. Lo afferma la tv BFM.
2. DEI DELITTI E DEI LE PEN
Massimo Gramellini per “la Stampa”
Sollevando lo sguardo Oltralpe, potete godervi lo spettacolo distruttivo ma anche istruttivo di un padre e di un figlia che si azzannano intorno alla propria creatura. Marine Le Pen ha ereditato dal padre Jean-Marie un partito fascista impresentabile e lo ha trasformato in una piattaforma di risentimenti che potrebbe issarla alla presidenza della Repubblica, a patto di depurarlo da elementi urticanti per la maggioranza dei francesi, quali l’antisemitismo. Ma come reagisce il capofamiglia?
jean marie marine le pen davanti al loro castello di montretout
Anziché gioire per la figlia, e goderne in disparte il trionfo sentendolo anche un po’ suo, si scaglia contro il sangue del suo sangue in un crescendo shakespeariano, riesumando opinioni impronunciabili sulle camere a gas naziste pur di scassare il giocattolo che aveva regalato a Marine. E lei? Lungi dal sopportare le paturnie dell’avo e manifestare quantomeno un po’ di riconoscenza filiale, gli si scaglia addosso senza pietà, arrivando a minacciare di espellerlo dal movimento da lui creato.
Vista da qui, la faida di monsieur e madame Le Pen appare un fenomeno incomprensibile. Il parricidio sta alla base di tante civiltà europee. Non della nostra, però. Gli italiani, scriveva il poeta Umberto Saba, non sono parricidi ma fratricidi: per informazioni rivolgersi a Romolo e Remo. Lungi dal pensare di ucciderlo, essi desiderano darsi al padre per avere da lui il permesso di uccidere gli altri fratelli. Renzi rappresenta un’eccezione, ma solo perché i suoi babbi politici si erano già uccisi tutti fra loro (e i pochi sopravvissuti continuano a farlo).
3. RESA DEI CONTI FRA I LE PEN - MARINE CONTRO IL PADRE “LUI CANDIDATO? SUICIDIO”
Alberto Mattioli per “La Stampa”
pierrette le pen madre di marine su playboy
Era inevitabile che succedesse. La notizia è che è successo: ieri Marine Le Pen ha rotto i rapporti con papà Jean-Marie, che a sua volta le aveva rotto, diciamo così, le uova nel paniere. Il pensionamento del vecchio duce è l’ultima puntata di una saga che da anni alterna il dramma al vaudeville, in un intreccio inestricabile di pubblico e privato, politica e affetti. Da sempre, il Front national è un partito a conduzione familiare, dove tutto si fa e soprattutto si disfa in casa Le Pen.
Ora basta. L’addio a mezzo stampa è un’intervista di Marine nella quale la papessa della destra scomunica il padre già padrone, il Fondatore, «l’uomo della mia vita», come lo chiamava lei in attesa di succedergli e poi di sbatterlo fuori. Papà Le Pen aveva annunciato la candidatura alla presidenza della regione Paca (Provenza-Alpi-Costa Azzurra)? Non se ne parla. «Mi oppongo - tuona lei sulla “une” di “Le Monde” -. Lui è in una spirale fra la strategia della terra bruciata e il suicidio politico. Il Fn non vuole essere ostaggio delle sue grossolane provocazioni».
pierrette le pen madre di marine su playboy
NOSTALGIA DI PÉTAIN
In effetti, Jean-Marie non le spara solo grossolane, ma proprio grosse. Qualche giorno fa aveva ripetuto alla radio la sua teoria per cui le camere a gas furono «un dettaglio», testuale, della Seconda guerra mondiale. Ieri si è fatto intervistare da «Rivarol» (foglio estremista detestato da Marine, che più a destra di lei non vuole nessuno) per dire che il maresciallo Pétain «non era un traditore» e che la Francia «è governata dagli immigrati». Uno a caso, il primo ministro, Manuel Valls, nato a Barcellona e naturalizzato a vent’anni: «Valls - ha detto Jean-Marie - è francese da trent’anni, io da mille anni. Qual è il vero attaccamento di Valls alla Francia?»
Jean-Marie sa bene che uscite del genere mettono in difficoltà Marine e il suo paziente lavoro di «dé-diabolisation» del Fn: lei si sforza di moderarlo (e moderarsi), lui ogni volta lo riporta nelle catacombe dell’estremismo. E non lo fa certo a caso. «Il suo obiettivo - accusa Le Pen junior - è nuocermi». «Madame deve porsi la questione di sapere se quello che fa è utile», ribatte Le Pen senior.
È uno scontro generazionale. Jean-Marie rappresenta la vecchia destra, quella dell’Action française, degli antidreyfusardi, di chi vide in Vichy non solo la collaborazione con i nazisti, ma anche la rivincita sulla «Gueuse», la stracciona, l’odiata Repubblica dei massoni, dei socialisti e degli ebrei. È un nostalgico dell’Algeria francese, dove del resto ha combattuto. Marine ha invece in mente una destra che vive tutta in un presente populista fatto di meno Euro(pa) e più frontiere. Oggi per lei il papà è il passato che non passa, un’imbarazzante memoria vivente e purtroppo parlante del Front che fu.
jean marie le pen con il suo doberman
LA MOGLIE SU «PLAYBOY»
Ma la battaglia non è solo politica. Tutta la storia del Fn è costellata di rotture personali. A cominciare da quella fra Jean-Marie e la prima moglie (e mamma di Marine), Pierrette Lalanne, che un bel giorno scappò di casa con un amico del marito e poi posò su «Playboy» coperta solo da un grembiulino da cameriera sexy.
Marine non le ha parlato per quindici anni, poi l’ha perdonata e adesso dice di lei che è «una nonna ammirevole». Invece detesta la seconda moglie del padre, la liftatissima Jany Paschos, mezza olandese e mezza greca (alla faccia della «preferenza nazionale»): «Marine è troppo ambiziosa», disse una volta la matrigna della figliastra; «Jany nella vita non ha mai fatto niente», replicò la figliastra alla matrigna.
IL DOBERMANN E LA GATTINA
E poi si sa che il patriarca stravede per la nipotina, Marion Maréchal Le Pen. Marion è figlia di Yann, un’altra figlia di Jean-Marie, e di un giornalista. Però porta il nome del marito della mamma, Samuel Maréchal, che la riconobbe prima di sparire per sposare una nera africana. Marion, deputata, è la stella montante del partito, più a destra, dicono, di zia Marine: il nonno la vezzeggia, lei lo adora, chissà con chi si schiererà.
jean marie le pen con il suo doberman
Per ora resta zitta. Di certo, a Jean-Marie non piace l’attuale compagno di Marine, Louis Aliot, detto «Lulù la purga», perché Marine lo spedì in provincia a liquidare i vecchi arnesi amici del padre. E non finisce qui: fra i tanti motivi di rancore, c’è anche il dobermann di Jean-Marie che ha sbranato la gattina bengalese di Marine. I Le Pen come cani e gatti, appunto.
4. DAI FILONAZISTI ALLE TORTURE ALGERINE: UN’OTTUSA COERENZA
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
Nel novembre del 1944 Jean-Marie Le Pen ha 16 anni. Il padre è morto due anni prima, al largo di La Trinité-sur-Mer, in Bretagna, ucciso da una mina raccolta assieme al pesce dalla rete del suo peschereccio. Il ragazzo Le Pen si rivolge al colonnello Henri de La Vaissière per arruolarsi nelle Forces françaises de l’intérieur , ovvero la Resistenza unita sotto il comando del generale de Gaulle. «Non possiamo più accettare soldati sotto i 18 anni — gli risponde il colonnello —. Sei orfano, un “Pupillo della Nazione”: occupati di tua madre».
jean marie le pen con la nipote marion marechal
Questo è stato l’unico contatto di Jean-Marie Le Pen con la parte giusta della Storia. Un incontro breve e forse, purtroppo, decisivo. Dopo quel rifiuto il figlio del pescatore e della sarta del villaggio bretone ha militato per tutta la vita con il campo meno nobile della Francia che tanto ama: Pétain e i suoi seguaci alleati dei nazisti, e poi nostalgici dell’impero coloniale, torturatori in Algeria, razzisti, antisemiti. Con coerenza e ottusità, a costo di litigare con la figlia, a 86 anni, e di farsi praticamente buttare fuori dal partito che ha fondato.
Finita la Seconda guerra mondiale, dopo gli studi in legge e scienze politiche, Le Pen parte volontario per l’Indocina, dove la Francia sta sperimentando l’inizio di un doloroso e inarrestabile processo di decolonizzazione, che lui non accetterà mai.
Arruolato nel primo battaglione paracadutisti, dimostra subito di amare l’azione ma anche la provocazione e qualche volta l’insulto: su Caravelle , il giornale del corpo di spedi- zione francese, scrive che «la Francia è governata da pederasti come Sartre, Camus, Mauriac».
Tornato in Francia, Jean-Marie Le Pen si dà alla politica grazie a Pierre Poujade, antesignano dei moderni populismi, ed entra con il suo movimento all’Assemblea nazionale: a 27 anni, Le Pen è il più giovane deputato dell’aula.
Un anno dopo abbandona il partito di Poujade e fonda il Front national des combattants , embrione del Fn. Nel corso di una rissa a un comizio viene ferito a un occhio che finirà con il perdere: ecco la benda nera, che gli darà per molti anni un’immagine poco rassicurante, ma perfetta per il ruolo.
jean marie le pen con la nipote marion marion marechal
In parlamento Le Pen si distingue subito per l’arte oratoria, ma l’azione torna a chiamarlo: parte volontario per la guerra d’Algeria, dove tortura alcuni prigionieri «perché era necessario farlo», spiega senza tanti patemi il 9 novembre 1962 alla rivista Combat . La questione delle torture in Algeria continuerà a riaffacciarsi nel corso della sua carriera. Come sempre in questi occasioni, Jean-Marie Le Pen dà l’impressione di cavalcare la polemica: quel che fa inorridire molti francesi rafforza al tempo stesso l’aura di eroe anti-sistema presso i suoi sostenitori.
Nel 1971, un altro caso: perso il seggio all’Assemblea nazionale, Le Pen fonda una casa discografica e pubblica quattro album dal titolo «III Reich. Voci e canti dell’Esercito tedesco» (con svastiche in copertina), che gli valgono due mesi di carcere con la condizionale per «apologia di crimini di guerra».
chateau de bellevue a montretout la dimora dei le pen
Un anno dopo, l’atto decisivo: Jean-Marie Le Pen fonda il Front National unendo i militanti di «Ordre Nouveau» e di altri movimenti di estrema destra che lottano per la patria, la famiglia e i valori tradizionali a loro dire devastati dal ‘68. Come simbolo, la fiamma tricolore (con il blu al posto del verde, ovviamente) copiata dal Msi di Giorgio Almirante.
Jean-Marie Le Pen è il punto di riferimento per la Francia che sogna un ritorno all’epoca pre-rivoluzionaria, dove Dio è garante dell’ordine, ognuno sta al suo posto, gli immigrati non esistono e gli omosessuali si nascondono.
MADONNA MOSTRA MARINE LE PEN CON UNA SVASTICA DURANTE UN CONCERTO
È così che il ricchissimo industriale del cemento Hubert Lambert nel 1976 gli lascia in eredità il suo impero e la dimora di Montretout: «Voglio che tu abbia i mezzi finanziari per non dipendere mai da nessuno. So che userai questa libertà per difendere le idee nazionali», gli dice prima di morire. Jean-Marie Le Pen non lo ha mai tradito. A costo di sbagliare tutta la vita, e di diventare un imbarazzo persino per la figlia e i compagni di partito — a loro volta ex impresentabili — che gli devono tutto.
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