PIÙ CHE VERSO IL VOTO, SI VA VERSO IL VUOTO! - PRONTI PER GODERVI LO SPETTACOLO? CONTE PUR DI RIMANERE AGGRAPPATO ALLA POLTRONA CEDERÀ SU TUTTO: I GRILLINI NON HANNO NESSUNA INTENZIONE DI ANDARE A ELEZIONI RISCHIANDO DI TORNARE DISOCCUPATI E “GIUSEPPI” CERCA LA MEDIAZIONE CON RENZI - COME DAGO-RIVELATO, IL PD E I GRILLINI HANNO FATTO CAPIRE CHE AVREBBERO TOLTO L’APPOGGIO SE FOSSE SCATTATA L’OPERAZIONE RESPONSABILI – GLI SCENARI: CONTE TER, UN DEM AL POSTO DEL VOLPINO DI PALAZZO CHIGI O UN GOVERNO DRAGHI...
GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY
CONTE IN UN CUL-DE-SAC: SE SOSTITUISCE I VOTI DEI RENZIANI CON I “RESPONSABILI”, IL PARTITO DEMOCRATICO TOGLIE L’APPOGGIO AL GOVERNO. ANCHE ZINGA E BETTINI D’ACCORDO
1 - CONTE CEDE E TRATTA SU SERVIZI E RIMPASTO DISPOSTO ANCHE AL TER
Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"
Un centimetro alla volta cede la diga eretta da Giuseppe Conte in difesa del suo governo. Perde forza la minaccia elettorale, anche a causa del collasso strutturale dei gruppi parlamentari 5S nelle ultime ore. E così, in una domenica grigissima, il premier accoglie l'invito alla prudenza del Pd e accetta di promuovere un vertice tra leader di governo. Che si faccia, o che partecipi anche Matteo Renzi, è tutto da dimostrare. Ma l' avvocato deve provarci. L' idea è tenerlo oggi stesso. L' obiettivo è aprire a un maxi rimpasto, senza escludere neanche il Conte ter.
Sperando che arrivi al termine di una crisi pilotata. Facendo finta di fidarsi del capo di Italia viva, sapendo in cuor suo di non poterlo fare. Ora che tutto sembra complicarsi, Conte cerca strade alternative. Sostiene di aver sempre offerto disponibilità a sentire le forze di governo.
Giura di voler favorire qualsiasi iniziativa - questo il senso dei suoi ragionamenti - utile a rafforzare «la coesione della maggioranza e la solidità della squadra di governo». Apre dunque a sostituzioni mirate di ministri - considerate la soluzione ottimale dai vertici dem - ben sapendo però che Renzi chiederà dimissioni e prometterà di ragionare su un "ter". Ma c' è di più: il capo dell' esecutivo ricorda di aver avviato qualche settimana fa il confronto politico che mirava a «rafforzare» l' azione di governo. Come a dire: va bene anche un nuovo programma, se c' è la volontà di andare avanti.
goffredo bettini gianni letta. giuseppe conte
In questo modo, però, si restringe un centimetro alla volta lo spazio vitale del "Conte due". Ne è consapevole anche premier. Nelle ultime ore si è sfogato con i dirigenti più fidati, consapevole di essere diventato il bersaglio della caccia renziana, preoccupato dal fatto di non riuscire a divincolarsi dalla morsa di chi ha sondaggi pessimi, ma senatori a sufficienza per affossare l' esecutivo.
Convinto del suo gradimento in caso di elezioni, ma anche consapevole delle fortissime spinte per evitare le urne. È così, sottotraccia, è partita una mediazione, attraverso ambasciatori. Si ipotizzano già cambi di ministri, non si esclude un passo indietro di Conte per la delega ai Servizi. Ma non è proprio la trappola che ha in mente Renzi?
Prevale l' angoscia, in queste ore.
Nasce dalla consapevolezza di quanto accaduto venerdì sera, quando ancora i big 5S pensavano di poter tenere i gruppi del Movimento sulla linea del "Conte o elezioni". E invece si è capito che non sarebbe così semplice e che le resistenze davanti a una fine prematura della legislatura non potrebbero che venire fuori.
D' altra parte, anche Luigi Di Maio continua a sostenere l' avvocato, ma considera una sciagura il voto anticipato. Non ufficialmente, ma non sarà lui - se i gruppi lo consentiranno - a far precipitare tutto verso elezioni che potrebbero finire in una disfatta per la coalizione attualmente al governo.
Giuseppe Conte Lorenzo Guerini Dario Franceschini
Il premier capisce che la trincea è debole. Certo, ci sarebbe Nicola Zingaretti. Il segretario del Pd appare fermo sulla sua personale mattonella, disponibile a sostenere al massimo un Conte ter, oppure elezioni. Il segretario non vuole mettersi nelle mani di Renzi, a maggior ragione in vista delle elezioni per il Colle.
Ma chi può scommettere che non si ripeta lo schema dell' estate 2019, che lo portò ad accettare - per ultimo - il bis di Conte? Chi può giurare che non pesi, alla fine, la necessità di risolvere almeno la pandemia e il Recovery? E d' altra parte anche dal Quirinale sembra spirare un' aria che invita a una certa cautela. Che sconsiglia una conta parlamentare alla cieca.
MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN
Che fare, allora? L' idea è quella di tentare la strada del vertice. Oggi, al limite domani. Ci sono solo 48 ore prima del consiglio dei ministri preannunciato per il 6 gennaio. In quella sede, Conte non porterebbe un testo blindato, ma un documento da inviare al Parlamento e alle forze sociali.
Vorrebbe evitare un voto dei ministri, rimandandolo a quando arriveranno le controdeduzioni dei gruppi parlamentari. Ma le ministre renziane annunceranno comunque le loro dimissioni. A quel punto, il premier sarebbe rimandato alle Camere. Certo, potrebbe evitare la conta, salendo al Colle per dimettersi dopo il dibattito e prima del voto parlamentare. Oppure, e sembra il tentativo di queste ore, concordare con i leader una crisi pilotata, se non un rimpasto. Tutto troppo facile e troppo indolore, secondo Renzi.
2 - RENZI SEGNA UN PUNTO MA AGITA ANCORA LO SPETTRO DELLA CRISI
Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"
Matteo Renzi pensa di aver messo Giuseppe Conte in un angolo. Forse non lo hanno seguito, il Pd e Luigi Di Maio, nella sua battaglia solitaria contro il premier. Ma certo non l' hanno ostacolata tanto da farla fallire. Non vede strade diverse dalla fine del Conte bis, il leader di Italia Viva. E di una cosa appare certo più che di ogni altra.
L' ipotesi del voto anticipato non esiste e la prova sarebbe il fatto che nessun gruppo di "responsabili" si sia fatto avanti per sostenere il governo in caso di crisi. Che ci siano parlamentari che si sono piuttosto affrettati a negare che questo potrà davvero accadere.
Non è successo perché tutti sanno che la prospettiva delle urne non è concreta, è la convinzione dell' ex premier in queste ore. Condito dalla battuta di un vecchio sketch in cui Corrado Guzzanti imitava Walter Veltroni: «Lo dico ai compagni della mozione Amedeo Nazzari... Amedeo Nazzari è morto! Il voto non esiste».
Ma dalla trattativa partita nella notte Renzi si aspetta qualcosa di più di un rimpasto o di qualche modifica che consenta a tutti di andare avanti come se niente fosse. Già nelle scorse settimane, gli era stata fatta balenare l' ipotesi di un decreto per allargare i posti di governo oltre i 65 previsti, in modo da poter fare nuovi innesti.
L' idea era di prevedere tre ministeri e due sottosegretari in più. Il senatore di Rignano ha declinato seccamente. A tutti coloro che hanno avuto modo di parlarci, continua a dire che le sue condizioni restano quelle scritte nella lettera al premier: l' accesso alla linea pandemica del Mes, anche solo per 10 miliardi piuttosto che 36; la cessione della delega ai Sevizi segreti al suo Ettore Rosato, o in subordine a un dem come Emanuele Fiano o Enrico Borghi, o al limite a Gianni De Gennaro, che ha già ricoperto quel ruolo durante il governo Monti; infine, il sì di Conte ai rilievi di Italia Viva riguardo al Recovery Plan. Non parla di ministeri, non sarà lui a farlo scoprendosi.
Anche per questo, non accetterà nessun vertice dei leader finché le cose non saranno state chiarite a dovere da contatti informali. Quindi non si siederà ad alcun tavolo senza sapere prima cosa il premier è disposto a perdere. «Finalmente si sta iniziando a capire che le nostre questioni sono serie e non strumentali - ha scritto in chat ai suoi parlamentari - adesso giochiamo la partita, come sempre a viso aperto».
Gli scenari possibili - per Matteo Renzi - sono tre. Sempre gli stessi.
Il primo è un Conte ter, un governo tutto nuovo che passi per le dimissioni del presidente del Consiglio dopo che le ministre M5S saranno uscite dal governo durante il prossimo Consiglio dei ministri.
O dopo che comunque avranno reso esplicito il loro no al Recovery Plan così com' è stato congegnato, visto che l' avvio della trattativa sotterranea ha messo in forse la prima ipotesi. Il nuovo esecutivo potrebbe anche essere ancora guidato da Conte, almeno questa è la tesi ufficiale che circola dentro Italia Viva, ma non potrà che passare per una crisi. Ed essere quindi completamente rinnovato.
Prevedendo anche un vicepremier: un esponente del Pd che potrebbe essere o lo stesso segretario dem Nicola Zingaretti (ma è difficile pensare che voglia farlo) o Dario Franceschini. Secondo questa impostazione, non servirebbe un vicepremier M5S perché - questa la tesi renziana - Conte si è ormai messo alla guida del Movimento e non può più rivendicare alcuna terzietà. La seconda ipotesi è un governo a guida Pd: i nomi dei possibili premier sono sempre quelli di Zingaretti o Franceschini, salvo ipotesi istituzionali circolate nelle file di Italia Viva, come Paola Severino o Marta Cartabia. In questo caso, il vicepremier sarebbe uno dei big M5S, probabilmente Di Maio.
Il leader di Iv è certo che dopo un' iniziale resistenza, i parlamentari M5S potrebbero accettare perfino questa ipotesi. La terza è l' arma fine del mondo, un governo guidato da Mario Draghi. L' ex presidente della Banca centrale europea non si è mai mostrato interessato, ma il suo nome è sempre agitato come uno spauracchio che potrebbe decretare la rivincita dei tecnici e il fallimento della politica in una delle crisi più complicate della storia d' Italia.
draghi contestato con i coriandoli 4MURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESAREConte Casalino meme OshoDOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE