SULLA FECONDAZIONE ETEROLOGA SI RISCHIA LA STERILITÀ - LO SCONTRO TRA CONSULTA E GOVERNO COMPLICA LA MATERIA: PER L’UNA SI PUÒ PROCEDERE, PER L’ALTRO SERVE UNA LEGGE - E LA PALLA PASSA ALLE REGIONI
1. SCONTRO TRA CONSULTA E GOVERNO SULL’ETEROLOGA
Virginia Piccolillo per “Il Corriere della Sera”
«La Corte costituzionale ci deve spiegare come possiamo risolvere dei problemi fondamentali per la sicurezza senza una legge». È piccata la risposta del ministero della Salute al presidente della Consulta, Giuseppe Tesauro, che ieri, dalle pagine del Messaggero , ricordava gli effetti della sentenza 162 sull’illegittimità del divieto di fecondazione eterologa: «Non c’è un vuoto normativo — rimarcava il presidente Tesauro —. I centri di fecondazione assistita possono praticare già da ora l’eterologa. Quelli autorizzati possono praticare la tecnica purché siano rispettati i paletti posti dalla legge 40».
BEATRICE LORENZIN FOTO LAPRESSE
Governo e Parlamento, spiegava Tesauro, possono modificare la legge. Ma la Corte ha stabilito «l’incompatibilità del divieto di eterologa con la Costituzione e che il vuoto normativo è solo relativo al numero di donazioni, da colmare con un aggiornamento delle linee guida o con norma primaria».
Posizioni inconciliabili. Uno scontro che si fa ogni giorno più duro, dopo lo stop auspicato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha rinviato, «su richiesta del premier Matteo Renzi», le linee guida che avrebbero dovuto regolare gli aspetti tecnici della questione, in attesa di un nuovo intervento normativo delle Camere.
Lo stesso Cesare Mirabelli, cattolico, presidente emerito della Consulta, fa notare al Corriere : «Una legge dovrà essere fatta. Per stabilire garanzie contro una deriva eugenetica o riguardo al numero massimo di donazioni possibili (ad evitare rapporti tra fratelli e sorelle inconsapevoli). Ma nel frattempo non ci sono sanzioni possibili da invocare contro chi pratica l’eterologa».
«I Nas, se davvero verranno inviati nei centri — aggiunge Mirabelli — non potranno che valutare se sono rispettati i limiti imposti dalla legge 40, le modalità e le procedure. Perché di fatto non c’è alcun divieto».
Per voce del braccio destro del ministro su questi temi, Assuntina Morresi, il ministero replica: «Senza un registro centrale è impossibile contare le donazioni e controllarle, e lo stesso si può dire per le importazioni dei gameti. Supponiamo che in una coppia di fratelli uno decida di donare gli spermatozoi e l’altro di fare una fecondazione eterologa, nulla impedisce che riceva proprio il seme del congiunto. Non bastano certo delle linee guida. Serve una legge primaria. Con le fughe in avanti si mette a repentaglio la salute dei nati».
«Non ci si può rifare solo alla legge 40 che è nata per vietare l’eterologa», aggiunge Lorenzo D’Avack, vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica. Ad esempio, «non è chiaro il numero di figli che possono scaturire dalla donazione». Insomma, conclude D’Avack, «i centri possono partire ma io mi premunirei con un buon avvocato».
«Chi sostiene che l’eterologa sia immediatamente praticabile ignora i rischi, per le coppie e per i bambini», avverte Eugenia Roccella (Ncd). Di parere opposto Melania Rizzoli (Fi): «Non bastano le parole del ministro Lorenzin per bloccare l’eterologa: per vietarla servirebbe un decreto che non c’è».
Certo è che, dopo il via libera all’eterologa in Toscana del governatore Enrico Rossi, saranno le regioni a decidere se adeguarsi o meno al nuovo divieto del governo. Cosa faranno? Luca Coletto, coordinatore per la Conferenza degli assessori alla Sanità delle Regioni, e assessore in Veneto, è cauto: «Occorrono regole serie per evitare pasticci».
Stessa linea in Liguria. «È bene aspettare un quadro nazionale a cui le Regioni si possano omologare a tutela di tutti, medici e pazienti», dice Walter Ferrando, medico chirurgo e presidente della commissione sanità della Regione. E Claudio Montaldo, assessore alla Sanità in Liguria, aggiunge: «Serve uno stanziamento ad hoc per dare gratuità al servizio».
2. L’AVVOCATO: POSSIBILE L’INCONTRO TRA LE DUE COPPIE DELLO SCAMBIO DI EMBRIONI
dal “Corriere della Sera”
Un faccia a faccia, in futuro, tra le due coppie dei gemellini contesi? Non è impossibile. «Adesso facciamo calmare le acque, ma con il tempo ci sarà modo di organizzare degli incontri e dialogare». Lo ha detto Michele Ambrosini, l’avvocato della coppia che ha dato alla luce i due bambini — il 3 agosto scorso a L’Aquila — dopo lo scambio di embrioni, commentando la proposta avanzata dai genitori biologici di un incontro a quattro e la richiesta di non essere esclusi dalla vita dei due gemellini.
«Mi auguro che il tutto avvenga nel rispetto dei bimbi e il più lontano possibile dalle aule di un tribunale», ha aggiunto il legale. «Le parole che ho letto — ha spiegato Ambrosini all’Ansa — arrivano a poche ore dalla decisione del giudice che ha respinto quella che io definisco una sorta di aggressione giudiziaria».
«Ricordiamoci — ha continuato — che era stato chiesto di bloccare l’iscrizione all’anagrafe e di affidare i bambini a un istituto subito dopo la nascita. Richieste che mal si conciliano con il desiderio espresso in queste ore di poter vedere i piccoli ed essere coinvolti in questa fase della vicenda».
Intanto la battaglia va avanti anche sul fronte legale nei confronti della struttura sanitaria in cui si è verificato lo scambio di embrioni. «Stiamo riflettendo attentamente — ha proseguito l’avvocato Ambrosini — e valutando tutti gli elementi che possano costituire fattispecie penalmente rilevanti per presentare un esposto in Procura contro l’ospedale e per procedere anche dal punto di vista civile con una richiesta di risarcimento danni».