“NESSUNO VUOLE DIMENTICARE MIA MADRE, TRANNE ME” – SARAH BIASINI, LA FIGLIA DI ROMY SCHNEIDER, RICORDA IN UN LIBRO LA MADRE PERSA QUANDO AVEVA 4 ANNI - "PER STRADA MI FERMAVANO PER CHIEDERMI SE FOSSI LA FIGLIA DI ROMY SCHNEIDER, IO RISPONDEVO DI NO, INFASTIDITA. NON RIUSCIVO A CONDIVIDERE IL LORO AMORE PER LEI, IL LORO SENTIMENTO DI MANCANZA. IL MIO AMORE E IL MIO VUOTO MI SEMBRANO MILLE VOLTE SUPERIORI" – IL RAPPORTO CON ALAIN DELON, GRANDE AMORE DELLA MADRE - VIDEO
Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”
La mattina del primo maggio 2017 l'attrice di teatro Sarah Biasini riceve una telefonata. «Buongiorno, è la gendarmeria di Mantes-la-Jolie. Stanotte la tomba di sua madre è stata profanata». La madre è Romy Schneider, mito del cinema francese, morta 35 anni prima a Parigi. Sarah aveva appena quattro anni e mezzo quando rimase orfana, venne allevata dai nonni e dal padre, il giornalista franco-italiano Daniel Biasini. La telefonata dei gendarmi e la visita obbligata al cimitero di Boissy-sans-Avoir, dopo così tanto tempo, sono l'occasione per riscoprire la madre perduta da bambina, presente nei film e nei racconti di amici e famigliari, e solo per pochi anni nella vita reale.
Da quel ritorno alle origini nasce La beauté du ciel (La bellezza del cielo), il libro di Sarah Biasini che esce oggi in Francia edito da Stock. Quando la 43enne Romy Schneider venne ritrovata morta, la mattina del 29 maggio 1982, dal compagno Laurent Pétin nel suo appartamento parigino, la polizia trovò sulla scrivania una lettera incompleta, con una riga in fondo, come se l'attrice fosse crollata per un malore mentre la scriveva, nella quale Romy Schneider chiedeva scusa e annullava un'intervista e una sessione di fotografie perché la figlia Sarah aveva il morbillo.
Un anno prima Schneider aveva dovuto sopportare la disgrazia della morte del figlio 14enne David (avuto dal precedente matrimonio con Harry Meyen), rimasto infilzato mentre scavalcava il cancello della villa di famiglia a Saint-Germain-en-Laye. A quattro anni e mezzo, Sarah Biasini rimaneva senza fratello e senza madre. La beauté du ciel è una sorta di lettera che la donna ha deciso di scrivere alla figlia Anna di appena due anni e mezzo: dopo una lunga attesa e quando ormai era pronta a ricorrere alla fecondazione artificiale, l'attrice è rimasta incinta pochi giorni dopo la visita alla tomba della madre Romy Schneider e del fratello, che riposano insieme.
«Tutti possono pronunciare il nome di mia madre - scrive nelle prima pagine del libro -. Tutti la conoscono o hanno sentito parlare di lei, soprattutto chi oggi ha tra i 40 e gli 80 anni. Ai ventenni non dice niente, tranne se sono cresciuti guardando Sissi in tv, durante le vacanze di Natale, se hanno genitori cinefili appassionati dei film di Claude Sautet. Mia madre è indimenticabile. Per il suo lavoro di attrice, per gli uomini che ha amato, per la morte tragica del suo primo figlio, David, mio fratello, appena un anno prima della sua scomparsa. Nessuno vuole dimenticare mia madre, tranne me. Tutti vogliono pensare a lei, tranne me. Nessuno piangerà quanto lo farò io, se penso a lei».
Sarah Biasini racconta delle tante volte in cui è stata fermata per strada da persone che le chiedevano se fosse la figlia di Romy Schneider, e lei rispondeva di no, infastidita. «Che cosa rispondere a quelli che mi dicono "quanto mi piaceva!"? Non riesco a condividere il loro amore per lei, il loro sentimento di mancanza. Il mio amore e il mio vuoto mi sembrano mille volte superiori».
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Il libro è anche una risposta alla domanda su come si possa essere madri, avendo perduto la propria. La riappropriazione privata di un personaggio pubblico, a lungo celebrato da tutti tranne che dalla figlia, paralizzata dalla paura di soffrire. Per riavvicinarsi alla madre l'autrice incontra finalmente gli attori che sono stati importanti nella sua vita: Michel Piccoli per esempio, poco prima della sua scomparsa e poi, certo, Alain Delon, grande amore di Romy Schneider e suo partner nella «Piscina».
«A lungo non ho osato contattarli, avevo paura di infastidirli e non mi piaceva la posizione della bambina che cerca di sapere chi era sua madre e fa un sacco di domande. Nei confronti di Alain Delon, così fedele, ho lo stesso pudore mal riposto. Ci siamo incontrati tardi, ognuno aggrappato alla propria sensibilità, al proprio disagio, forse anche all'attesa. Ma oggi ho meno paura delle mie emozioni. Anzi, stasera lo chiamo».
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