Bonolis è un talento, molto più bravo di alcuni suoi colleghi. Ma è da anni fermo con gli stessi programmi (trash e stanchi ma ben pagati), forse frenato da aspetti privati, spiega il mondo in interviste in cui appare rosicone. Che peccato.
— Giuseppe Candela (@GiusCandela) May 31, 2024
LA PRECISAZIONE DI STRISCIA LA NOTIZIA
Gentile redazione, abbiamo letto l’intervista a Paolo Bonolis (pubblicata sul quotidiano la Repubblica e ripresa da voi) in cui il conduttore lamenta che Antonio Ricci gli avrebbe fatto «qualcosa di spiacevole». Nessuna spiacevolezza, soltanto il sacrosanto smascheramento di una ciarlatana, che è una delle missioni di Striscia la notizia. Nel novembre 2003, a Domenica in, Paolo Bonolis presentò «La signora Palma Casalino, una tra le più rappresentative e stimate medium italiane».
Durante tutta l’intervista non mise mai in dubbio la capacità della donna di parlare coi defunti. A Striscia fummo sorpresi e sepolti da segnalazioni e proteste: «Fa pubblicità ai maghi. Quando era a Striscia li demoliva al grido di “sole, bufale, trabocchetti, patacche!”». E ancora: «Non dite niente perché è vostro amico, ma è uno scandalo che sul servizio pubblico, solo per fare ascolti, si sfrutti il dolore delle persone».
Allora fu mandato Max Laudadio, con l’aiuto di una coppia di complici (marito e moglie), a svelare l’imbroglio della medium. L’uomo, fingendo di essere vedovo, chiese alla Casalino di parlare con la moglie morta, che in realtà stava aspettando, viva e vegeta, fuori con Laudadio. La medium si mise in contatto con la defunta, seguì smascheramento con i soliti effetti comici.
Ma la Rai - il servizio pubblico - invece di chiedere scusa e prendere provvedimenti, concesse all’inviperito Bonolis dagli studi di Domenica in di attaccare personalmente Antonio Ricci nell’ora di maggior ascolto e sforando addirittura nel Tg1 delle 20. Bonolis nell’intervista sostiene inoltre «Accettai di fare i pacchi, andando contro Striscia, anche per questo». Ma questa è un’altra bugia facilmente verificabile visto che il fattaccio accadde a Domenica In nel novembre 2003, quando Bonolis già conduceva Affari Tuoi da tempo.
Cordiali saluti L’Ufficio stampa di Striscia la notizia
PAOLO BONOLIS: “RIFAREI SANREMO, UN GRAN FINALE DI CARRIERA. LE CRITICHE AL MIO LINGUAGGIO? NON OFFENDO LE PERSONE, CI GIOCO. IN POLITICA SEMPRE CON IL CENTROSINISTRA, GLI SLOGAN NON MI TENTANO”
Stefano Cappellini per “la Repubblica” - Estratti
sonia bruganelli paolo bonolis a milano novella 2000
Dice Paolo Bonolis: «L'anno prossimo faccio 45 anni di televisione, senza interruzioni».
Le è venuta voglia di interrompere, Bonolis?
«Non ora, ma succederà. Non voglio restare in video a vita».
Ha attraversato tre ere della tv italiana e realizzato programmi di ogni genere. Rifarebbe tutto?
«Tutto. Quando mi capita di parlare agli studenti di Scienza delle comunicazioni dico sempre: non credete al motto secondo il quale bisogna dare al pubblico quello che il pubblico vuole, pensate sempre a cosa avete voglia di raccontare voi».
Sicuro di aver fatto in carriera solo quello che voleva lei?
«Sì, da quando facevo i programmi per bambini. Non ero fatto per dire: cari bambini, ecco a voi i puffi. Il pupazzo Uan mi dava la battuta: un puffo! E io lo acciaccavo con il piede».
sonia bruganelli paolo bonolis a milano - FOTO DI NOVELLA 2000
La accusano di aver fatto anche tv spazzatura.
«Non sono d'accordo, ma accetto tutti i giudizi».
Nessun giudizio l'ha mai ferita?
«In passato mi ha ferito l'asprezza personale di alcuni critici televisivi. Non ce n'era bisogno, ma forse serviva a essere letti».
Etero contro omosessuali, bianchi contro neri. Il suo "Ciao Darwin" è per qualcuno il trionfo del politicamente scorretto.
«Che cos'è il politicamente corretto? Il velo di Maya dell'ipocrisia. In quel programma ciascuno è accettato per la sua diversità e non giudicato. Il mondo è diversità, se fossimo tutti uguali sarebbe un'ammorbante noia».
LAURA FREDDIE E PAOLO BONOLIS - MEME BY EMILIANO CARLI
Alcuni suoi colleghi lamentano di sentirsi limitati da una sorta di polizia del linguaggio.
«La cappa la vedo ma non la sento. Non mi autocensuro e non mi sento limitato. Non metterei mai in difficoltà la persona che ho di fronte, ma voglio poter giocare liberamente con lei. Conta il sentimento che ti muove a dire le cose, non la parola. Quando una signora mi entra in studio ad Avanti un altro e dice "eh, però lo sgabello è alto", io rispondo: "eh no signora, è lei che è alta un metro". E la signora è la prima a ridere. È la battuta che gli avrebbe fatto Sordi».
Il cinismo romano?
«Nei film degli anni Cinquanta e Sessanta venivano dette battute fortissime, ma serviva proprio a disinnescare la pesantezza che la cultura dà ad alcune cose e che la natura invece non ha. Oggi questo gioco lo fa benissimo Checco Zalone».
Alcune crociate contro il politicamente corretto partono con le migliori intenzioni e finiscono a Vannacci.
«Vannacci non è politicamente scorretto, è un uomo che dice cose banalissime e la politica, che si infiltra ovunque come l'acqua, se ne impossessa per tornaconto.
Anche per questo da anni la politica mi delude».
(...)
Per chi vota ora?
«Ho sempre votato nel campo di centrosinistra».
Continuerà a farlo o è tentato dal "vota Giorgia"?
«Vota Giorgia è uno slogan e gli slogan di solito non mi tentano».
Le piace Schlein?
«Alcune cose le capisco, altre no. Ma ha diritto a provarci, a Veltroni non fu permesso».
Berlusconi cercò di arruolarla come portavoce di Forza Italia.
«Sì, andai a Palazzo Grazioli e mi fece la proposta. Io gli dissi: come faccio a fa' il portavoce di un partito che non ho manco votato. Si fece una risata. Berlusconi era un uomo simpatico».
Nell'allora Fininvest lavoravano alcune leggende della tv. Mike Bongiorno.
«Da ragazzo io e i miei genitori vedevamo insieme i suoi programmi. Ricordo quando ebbe come concorrente a Rischiatutto Enzo Bottesini. Bottesini si presentò: io sono un sub professionista. E Mike: io sono un sub normale. Ancora ricordo le risate che ci facemmo».
(...)
Vorrebbe rifare Sanremo?
«Sì, può darsi che lo rifarò. A modo mio, come quelli che ho già fatto. Nel 2005 penso di aver dato un contributo importante al cambiamento del festival».
Ci pensa come gran finale di carriera?
«Potrebbe essere una bella chiusura».
Vuole già togliere il posto a Conti?
«Ci mancherebbe altro, sono felice per lui che è uno dei pochi amici che ho nel mondo dello spettacolo insieme a Antonella Clerici e mio fratello Luca Laurenti. Mi è piaciuta tantissimo la risposta che Carlo ha dato a un giornalista che gli chiedeva se temesse di non fare il 74% di share: non lo farò perché non chiuderò mai alle tre di notte».
Lei è uno dei pochi a usare ancora un vecchio telefonino senza connessione.
«Siamo io e qualche narcotrafficante».
Rifiuta l'era social?
«Non è un rifiuto, accetto la modernità ma non per questo devo adeguarmi. Il guaio dei social è che abituano a dipendere dal giudizio altrui, è come una droga, lì per lì ti dà leggerezza, poi diventa una schiavitù».
Un conduttore dipende dallo share.
«Sì, ma è uno. Qui è un fenomeno generale. È la dose che fa il veleno. E poi questi cosi (indica uno smartphone) hanno tolto realtà ai concetti di spazio e tempo, ma la vita non esiste senza lo spazio e il tempo reali. Diventa tutto un flash. Qualche anno fa, durante la pandemia, stavo vedendo Il marchese del Grillo con mio figlio allora sedicenne. Dopo venti minuti mi fa: ma quanto dura?».
La parola influencer cosa le suggerisce?
«Una cosa contagiosa».
La tv generalista sarà seppellita dallo showbiz digitale?
«No, mi pare che anche gli influencer a un certo punto debbano passare dalla tv per provare a fare il salto».
Chi le piace dei conduttori di oggi?
«Funziona Stefano De Martino».
Litigò furiosamente con Antonio Ricci.
«Mi fece qualcosa di spiacevole, e glielo dissi in diretta a Domenica in. Accettai di fare i pacchi, andando contro Striscia, anche per questo».
Lei è sempre stato molto riservato sulla sua vita privata ma ha scelto di separarsi con un servizio di copertina su Vanity Fair. Incoerenza?
«L'abbiamo fatto per i figli, ai quali avevamo già parlato privatamente. Abbiamo scelto una strada ufficiale per evitare che fossero investiti dal gossip».
A che punto del percorso di vita si sente?
«Quello in cui si restringono gli orizzonti. Ma sto bene, e resto fedele alla filosofa romana dello ‘sticazzi».
Tradotto?
«Bisogna gioire delle luci e accettare le ombre. Come scriveva Kurt Vonnegut: quando siete felici, fateci caso».
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