Dall'account twitter di Lupo Rattazzi
Ti aspettavo al varco Marco Travaglio. La differenza tra gente come Marchionne e Draghi e te è che a loro verranno dedicati immobili, fabbriche, financo aeroporti, per cui entreranno nella Storia. A te non dedicheranno manco un sanpietrino e fra 20 anni sarai solo un brutto ricordo.
L'AGIOGRAFIA DI MARCHIONNE A RAI3: 112 MINUTI DI LAUDATORES
Ettore Boffano per il "Fatto quotidiano"
Non perdete tempo a guardare tutti i 112 minuti del documentario Rai sulla vita di Sergio Marchionne. Potete cominciare senza problemi dal minuto 61. A meno che non vogliate scoprire chi è più imbattibile (non i suoi collaboratori, perché è umano e comprensibile, ma imprenditori, qualche sindacalista, soprattutto giornalisti) nella gara a lodare, decantare e sbavare per qualcuno che, in quella prima parte del filmato, non ne avrebbe avuto certo bisogno: almeno per quanto riguarda la propria storia e, soprattutto, gli enormi benefici che ha assicurato alla famiglia Agnelli.
Molto di più, invece, quel coro di laudatores gli sarebbe servito se il documentario avesse deciso di affrontare le sue responsabilità per le odierne e incerte sorti dell'auto in Italia e la fine della Fiat che fu, oggi feudo francese della Peugeot (e dello Stato transalpino). Non era quello, però, l'obiettivo dei suoi autori: se agiografia si deve fare, agiografia sia sino in fondo e senza cedimenti.
Magari persino con tre brevissimi siparietti un po' banali (e magari un po' ingrati?) di John Elkann, e la rappresentanza della famiglia affidata di fatto a Lupo Rattazzi che pronuncia forse la frase più divertente, anche se più urticante per la storia dell'azienda: "Il capolavoro di acquistare Chrysler avvenne in un Paese nel quale la battuta era: se compri Fiat, sei sempre dal meccanico".
Ma che cosa accade, invece, dal minuto 61? La ricostruzione della battaglia sindacale del gennaio 2011 e del referendum che segnò la sconfitta della Fiom. Molto spazio alle voci del dissenso, da Maurizio Landini a Marco Revelli ("Finì la storia della Fiat a Torino, o forse di Torino e della Fiat"), all'apparenza, ma con il gran finale affidato alle immagini di repertorio di Marchionne che afferma: "I diritti sono sacrosanti, ma se continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo". Come dire: onore e gloria al vincitore. E così sia.
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