MALA E FEMMINA – IL NUOVO VOLTO DELLA BANDA DEL BRENTA, CHE FINO AGLI ANNI ’90 HA DOMINATO IL NORDEST, SONO UNA SERIE DI DONNE: TRA LE SESSANTA PERSONE FINITE NELL’INCHIESTA DEI ROS DI PADOVA CHE HA PORTATO A 39 ARRESTI CI SONO DIECI DONNE - TRA DI LORO UN’AVVOCATESSA CHE PERMETTEVA I CONTATTI CON I BOSS IN CARCERE E PAMELA TRABUJO, FIGLIA DI LORIS, CHE AVEVA IN MANO LE LICENZE PER I MOTOSCAFI CHE TRASPORTANO I TURISTI A VENEZIA…
Andrea Priante per il "Corriere della Sera"
loris trabujo con la compagna sara battagliarin
«È oro mia figlia... è bravissima, si sta dando da fare per tenere in mano tutto, sai... Io le ho detto: amore, tu devi essere pronta per tenere in mano tutto tu...». Così parlava il veneziano Loris Trabujo, braccio destro del boss Gilberto «Lolli» Boatto, ottantenne ex luogotenente di Felice Maniero che, condannato all'ergastolo, aveva sfruttato la libertà condizionata per dare vita alla nuova mala del Brenta. La banda univa la vecchia generazione - un manipolo di ultrasettantenni dell'organizzazione mafiosa che fino agli anni Novanta dominò il Nordest - con la nuova, fatta di criminali più giovani e altrettanto spregiudicati.
Ma se in origine la mafia veneta era tutta declinata al maschile (a eccezione della madre di Felice Maniero, che però fu solo sfiorata dalle inchieste), qui le donne avevano assunto ruoli importanti. Segno dei tempi.
Sono dieci quelle indagate, tra le sessanta persone finite nell'inchiesta del Ros di Padova che martedì ha portato a 39 arresti per reati (aggravati dal metodo mafioso) che vanno dallo spaccio, alle estorsioni, fino alle rapine. C'è Pamela Trabujo, finita ai domiciliari e che papà Loris aveva nominato sua «legittima erede» intestandole le licenze e, soprattutto, i preziosi motoscafi che trasportano i turisti a Venezia. Un mercato che genera una quantità enorme di denaro: per questo la nuova mala del Brenta sognava di controllarlo, come faceva in passato.
«Pamela - scrive il giudice - offre il suo apporto consapevole al mantenimento di uno degli strumenti economici principali che consentono all'associazione criminale di gestire i proventi». Indagata anche l'avvocatessa padovana Evita Dalla Riccia, difensore di Boatto, che dice: «Sono innocente, mi difenderò in tribunale». Ma per il gip era «sostanzialmente messa a disposizione dell'associazione, piegando la funzione di legale e la connaturata insospettabilità dovuta al suo ruolo, al servizio delle esigenze criminali dei suoi clienti».
Faceva in modo che il boss incontrasse un altro degli ex della Mala finiti in carcere, il 73enne Paolo Pattarello. E poi consegnava a Trabujo le «ambasciate» di Boatto. In prigione si trova Anna Pegoraro, sposata con un altro degli arrestati, Roberto Sorato. «A lei è spettato il compito di mantenere le comunicazioni tra Pattarello e gli altri sodali». Non solo. In alcuni casi passava all'azione, come autista durante le azioni della banda. Stessi ruoli affidati alla padovana Flora Stecca. La giovane compagna di Trabujo, Sara Battagliarin (ora ai domiciliari), gestiva invece i soldi delle estorsioni che finivano nell'azienda di famiglia, oltre ai molti telefonini utilizzati per organizzare le attività.
Nell'ordinanza viene definita «strumento consapevole nelle mani del marito»: assunta come dipendente dal coniuge, si poteva «sostanzialmente permettere di non lavorare e di godere ugualmente della vita agiata che Trabujo, con i suoi proventi illeciti, le consentiva». E il veneziano aveva coinvolto perfino la madre Lucia Marazzi, 77 anni, con compiti di custode di soldi e armi. «Tu vai là, mia mamma sa già tutto», diceva al boss Boatto. Che intanto, non sapeva più dove mettere il denaro.
mala del brenta felice maniero 2felice maniero marta bisellofelice maniero marta biselloblitz contro la mala del brenta