PER PATRICIA RIZZO C’E’ SOLO DA SPERARE – NESSUNA NOTIZIA DELL’ITALIANA DISPERSA NEGLI ATTENTATI DI BRUXELLES - PRENDEVA LA METRO TUTTI I GIORNI PER ANDARE A LAVORO ALL’AGENZIA UE DELLA RICERCA – ANCHE ALTRI CITTADINI ITALIANI NON RISPONDONO ALL’APPELLO
Elisabetta Rosaspina per il “Corriere della Sera”
Tutta la mattina in coda, in ospedale a riempire formulari e a rispondere a domande angoscianti: aveva segni particolari? Tatuaggi? Piercing? Nei? Cicatrici? Per centinaia di persone in pena è questo da ieri il passaggio obbligato per cercare, o meglio escludere, la presenza di un familiare irreperibile fra i 29 corpi, molti irriconoscibili, sui quali lavorano instancabilmente da quasi 48 ore periti e medici legali.
la metro distrutta a bruxelles
Allo straziante pellegrinaggio negli uffici dell’ospedale militare Neder-Over-Heembeek, si sono uniti ieri anche i genitori dell’italiana Patricia Rizzo, Gaetano e Carmela, accompagnati da Massimo Leonora, che aveva lanciato online l’allarme per l’inspiegabile silenzio della cugina dalla mattina dell’attentato in metropolitana. Non sono i soli, comunque: altri italiani, che risultavano a Bruxelles e dintorni, non sono ancora stati rintracciati, senza che per questo siano già considerati dispersi o inseriti tra le vittime dalle autorità.
L’apprensione del cugino e dei genitori di Patricia è giustificata dal fatto che la donna, 48 anni, viaggiava ogni mattina sulla linea della metropolitana scelta dai terroristi per l’attentato, e che la stazione colpita, Maelbeek, è quella che serve molti uffici distaccati della Commissione europea, dove Patricia Rizzo lavorava da qualche anno all’Ercea, l’agenzia del Consiglio europeo per la ricerca, come funzionaria.
esplosione aeroporto di bruxelles
Da martedì mattina, quando Bruxelles è piombata nel caos e nel panico, di Patricia si sono perse le tracce, assieme a quelle di altri italiani; anche se l’elenco, inizialmente sterminato, fornito dall’Unità di crisi della Farnesina con i connazionali da reperire, si è notevolmente ridotto con il passare delle ore, man mano che le linee telefoniche hanno ripreso a funzionare.
Per quanti invece ancora non rispondono all’appello, permane la possibilità che siano tra i feriti più gravi, fra i trecento ricoverati nei 25 ospedali belgi. Magari senza documenti e senza possibilità di comunicare. Ma all’ambasciata d’Italia a Bruxelles non è giunta finora alcuna segnalazione in proposito.
le strdae di bruxelles piene di polizia
Per trovare risposte certe, i tempi non sono rapidi: «Esaurita la procedura tecnico-medica, con la valutazione degli elementi forniti dai familiari e l’eventuale prelievo del dna per il confronto — spiega l’ambasciatore Vincenzo Grassi —, c’è ancora la procedura legale per cui soltanto il procuratore federale, che riceve il responso delle analisi, autorizza la loro comunicazione alle famiglie e, nel caso di cittadini stranieri, alle ambasciate».
Ai genitori di Patricia, i cui nonni erano emigrati da Calascibetta, in Sicilia, fino in Belgio per lavorare nelle miniere, non è rimasto che tornare a casa, in una cittadina della Vallonia, ad attendere che questo insopportabile silenzio abbia fine: «Cari amici, siamo effettivamente all’ospedale di Neder. Per ora, la polizia federale ha preso le informazioni e la segnalazione su Patricia. Dobbiamo avere speranza — ha scritto il cugino sul suo profilo Facebook —. Grazie per i vostri messaggi di cordoglio. Vi terrò al corrente non appena ne sapremo di più. Pregate per lei».
feriti fuori la metro a bruxelles
In Italia sono in tanti a trepidare per Patricia, a cominciare dai suoi ex colleghi di Parma, dove la funzionaria dell’Unione Europea ha lavorato per 5 anni prima di trasferirsi in Belgio. È stata uno dei massimi dirigenti dell’Efsa, l’Authority alimentare europea, come riferisce la responsabile delle relazioni esterne dell’ente, Francesca Avanzini: «Patricia ha fatto parte dello staff dei nostri due precedenti direttori esecutivi. La conosciamo molto bene e siamo tutti in grande ansia per lei».
A Bruxelles sono due gli ospedali in cui si lavora per l’identificazione delle vittime del doppio attentato. Le salme, meno danneggiate, delle due esplosioni nella hall dell’aeroporto sono state trasportate alle cliniche dell’università Saint-Luc di Lovanio. Mentre i resti dei passeggeri della metropolitana, uccisi nel secondo attentato, sono stati riuniti all’obitorio dell’ospedale militare Neder-Over-Heembeek, dove le luci restano accese ormai ininterrottamente.
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