STAI SIRENA! SI DIFFONDONO IN TUTTA ITALIA I CORSI DI “MERMAIDING” IN CUI SI INSEGNA A NUOTARE A DONNE E BAMBINE CON LA CODA IN PISCINA O AL MARE – “UNA DISCIPLINA DIVERTENTE E TONIFICANTE. ALLENA MOLTO GLUTEI E ADDOMINALI” - VIDEO
Elisabetta Pagani per la Stampa
«Ho sempre sognato di trasformarmi in una sirena» racconta con gli occhi che brillano Benedetta, 12 anni, prima di entrare in vasca. Con la mano destra trasporta la sua lunga coda arancione, con le squame disegnate, nella sinistra si coccola la Barbie, ovviamente in versione caudata.
«Nuotare così non è scomodo, anzi, mi viene proprio naturale».
Così significa con i piedi infilati in una monopinna di plexiglass ricoperta di un tessuto elasticizzato che si fa risalire fino alla vita. Per diventare, appunto, una sirena, figura mitologica che da millenni popola la fantasia degli abitanti di mezzo mondo (basta pensare all' Odissea o alle Mille e una notte ) e tutt' oggi - modernizzata da cartoni e telefilm - seduce bambine di ogni età. Tanto che in Italia, sull' onda di una moda che arriva da Filippine e Usa, si diffondono i corsi per sirene e tritoni (la versione maschile, poco gettonata).
Per divertirsi e tonificarsi Mermaiding si chiama questa disciplina acquatica, e spesso subacquea, che sta conquistando piscine e mari da Torino alla Sardegna, da Bergamo al Salento. «Si sta espandendo moltissimo» racconta Francesca Magnone, biologa marina originaria di Milano che, trasferitasi a Golfo Aranci, ha aperto un centro immersioni e una scuola, «La casa delle sirene», in omaggio al simbolo della città: «Dal 2014 facciamo corsi base, avanzati e specifici per la formazione di istruttrici Esa (European Scuba Agency) che, una volta preso il brevetto, vanno a insegnare mermaiding altrove».
A partecipare sono bambine ma anche tante donne, «magari appassionate di snorkeling o apnea». Spesso i corsi da sirene sono associati a lezioni di biologia. Come a Torino. «Dedichiamo i primi dieci minuti a parlare dei microrganismi marini - spiega Manuela Albertini, consulente del lavoro, istruttrice subacquea e fondatrice della Mermaid Academy Fias (Federazione italiana attività subacquee) - così che, una volta in mare, possano riconoscere gli animaletti che vivono sui fondali».
Il corso, che si rivolge a bambini dai 6 anni di età che sanno già nuotare, è nato l' anno scorso quasi per caso, racconta, dalla «passione per le sirene di mia figlia Amarilli». Che ora, ça va sans dire, nuota con la sua coda in mare e in piscina. «Al momento - prosegue - la Mermaid Academy ha aperto i battenti in Piemonte e in Lombardia ma stiamo lavorando a nuove sedi».
«Volevamo una versione femminile della subacquea, che richiama soprattutto uomini - aggiunge Lidia Luscher, istruttrice e tecnico radiologo, mentre spiega alle aspiranti sirene come muovere il bacino per una pinneggiata armoniosa - e questa disciplina è divertente e tonificante allo stesso tempo. Allena molto glutei e addominali».
Dalle Filippine all' Europa Ai corsi si iscrivono bambine affascinate dall' immagine della sirenetta Disney ma anche adulte. Come Giulia Tanteri, che ha iniziato per accompagnare la figlia Benedetta ma poi «ho scoperto che è proprio divertente». Gli uomini? Nessuno, o quasi. «Da noi qualche bambino c' è, mettere la monopinna li esalta perché vanno più veloci - osserva Enrica Rizzello, animatrice che ha organizzato un corso a Stezzano (Bergamo) - ma certo in prevalenza sono femmine, che hanno visto La sirenetta o telefilm come H20 e Mako Mermaids e sognano di essere delle sirene».
«Il mermaiding sta diventando sempre più popolare perché è una fuga dalla realtà - ci racconta Anamie Saenz, fondatrice, nel 2012, della Philippine Mermaid Swimming Academy, da molti presa ad esempio e che ha avuto migliaia di allievi -. Oltre ai benefici fisici, è un potente antistress. La prova? Impossibile vedere una sirena scontrosa». Quindi, consiglia, «provate a tuffarvi con la coda», di lycra per semplici nuotate e al silicone per le performance. Con un' accortezza, avverte Francesca Magnone: «Attenzione a farlo da sole. Trovarsi in acqua con i piedi legati, se non si sa nuotare bene, può essere pericoloso».
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