Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, se è per questo da italiano non mi sento minimamente offeso dall’atteggiamento sprezzante che i vertici dell’europarlamento hanno riservato all’avvocato Giuseppe Conte, quello che figura come il capo dell’attuale governo italiano. Tutto al contrario, sono perfettamente d’accordo con chi tra gli europarlamentari ha sparato in faccia all’avvocato che gli italiani i cui nomi sono pronunciati con rispetto nell’aula di Bruxelles sono quelli di Altiero Spinelli, Mario Draghi, Carlo Azeglio Ciampi , Emma Bonino.
I nomi da cui si sentono rappresentati milioni di italiani come il sottoscritto. Nomi ai quali aggiungerei quello di Alcide De Gasperi, il capo del governo italiano che nell’immediato dopoguerra si presentò a Parigi col dire di poter contare solo e unicamente sulla umana comprensione dei Paesi (Francia, Inghilterra, Usa) ai quali il regime fascista aveva dichiarato la guerra. Sì, ancor oggi il nome di De Gasperi io lo pronuncio con commozione.
Laddove nel modo più assoluto io non mi sento rappresentato da un governo un cui componente incontra un rappresentante dei “gilets jaunes” che vorrebbe mettere a ferro e fuoco la Francia. Non mi sento rappresentato dai “Chi se ne frega!” pronunciati a ogni piè sospinto dall’altro vice del governo, Matteo Salvini, ogni qual volta si parla dei nostri rapporti politici con i Paesi fratelli dell’Europa.
Non mi sento rappresentato da un governo che fa lo gnorri nei confronti di un gangster politico venezuelano che ha ridotto alla fame il suo Paese, a cominciare dalla nutrita rappresentanza di italiani che ci vivono e ci lavorano e che sono impietriti dall’atteggiamento del governo italiano.
Guy Verhofstadt contro Giuseppe Conte
Quanto all’avvocato Giuseppe Conte, lui è un italiano che pensa di avere a portata di mano la grande occasione della sua vita. Da “volto nuovo” della politica (un concetto ai miei occhi ributtante, chi di voi per una grave operazione chirurgica si metterebbe nelle mani di un “volto nuovo” della professione?) pensa di avere il territorio spianato innanzi a sé. Gli altri due energumeni sbuffano e mostrano i muscoli, ma è lui ad assicurare coesione e continuità politica al nostro Paese. Si illude alla grande, direte. O piuttosto ci fa, magari in vista di un suo futuro politico in un contesto differente da quello attuale.
di maio di battista gilet gialli
Conte prende molti aerei, non c’è dubbio, e ogni volta si presenta in Europa col sorriso in bocca e anche se gli scappa detto che lui è “il Presidente della repubblica italiana”: succede a un “volto nuovo” di impappinarsi. Con il poco inglese che sa (sempre meglio di questa marea di semianalfabeti che inzeppano il Parlamento della Terza Repubblica) l’avvocato Conte confabula amicalmente con il capo del governo tedesco, a sussurrarle che non c’è da preoccuparsi degli sproloqui dell’uno o dell’altro “vice”, che c’è lui abilissimo nel fare andare le cose per il meglio.
giuseppe conte e luigi di maio con la card per il reddito di cittadinanza 1
Il suo è uno slalom indefesso tra mosse che si vorrebbero astute e di cui crede di essere un campione onnipotente, e puttanate enormi. L’Italia è l’unico Paese europeo a essere entrato in una recessione tecnica, la produzione industriale è andata giù del 5,5% rispetto allo stesso mese di un anno fa, lo spread è al doppio di quanto non aveva ancora debuttato “il governo del cambiamento”, ed ecco che l’avvocato Conte, forte di un sorriso a 32 denti, dichiara urbi et orbi che l’annata 2019 sarà un’annata fulgida per la nostra economia e dunque per la nostra vita civile.
Solo che in politica non c’è la Var, ossia un meccanismo che ferma l’immagine, valuta attentamente quel che è successo, a cominciare dalle parole dette, e se del caso sentenzia che quella era una porcata. E che bisognerà mettere le mani nella tasca degli italiani che lavorano, altro che annata fulgida.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 2
Nella politica dei nostri giorni, la politica dominata dai tweet e dall’istante che fugge veloce, tutto passa e viene dimenticato. Chi si ricorda che la voce profonda dell’umore Cinquestellato, il prode Alessandro Di Battista, qualche tempo fa disse che Napoleone aveva combattuto una battaglia difficile e importante ad Auschwitz? (Lo ha ricordato Fabrizio Roncone in un bellissimo articolo sul “Corriere” di qualche giorno fa.)
Tutto passa e viene dimenticato, e Conte crede che lui rimarrà in piedi sulla corda su cui lui passeggia e si destreggia alla maniera di un acrobata. Dimentica che in politica il rapporto di forze è spietato, e che ai due energumeni basta un movimento veloce e aggressivo della spalla per buttarlo giù o, peggio, per fargli temere che lo butteranno giù se sgarra. Non c’è avvocato che tenga contro quel rapporto di forze, non c’è “volto nuovo” che tenga quando il bilancio politico di un “governo del cambiamento” è talmente fallimentare.
Giuseppe Conte a Strasburgo e Tajani
GIAMPIERO MUGHINI