lazio roma

DERBY CAPITALE – DOTTO: "LAZIO-ROMA E’ UN FOTOROMANZO. DZEKO, MAI COSI’ LEADER, CONTRO 'HIGLANDER' ACERBI, CHE HA BATTUTO DUE VOLTE IL TUMORE. IL 'PREDATORE' IMMOBILE CONTRO 'ACHILLE' MANOLAS. E POI LA SFIDA A DISTANZA DE ROSSI-PAROLO, TESTE E ASCELLE CHE SUDANO FORZA E INTELLIGENZA. INFINE, IL GIOVINE DEBUTTANTE. NICOLÒ ZANIOLO. SARÀ PADRONE O SARÀ SOPRAFFATTO?"

Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

 

immobile foto mezzelani gmt31

Parafrasando la vita. Il derby è quello che succede mentre ne hai pensato un altro completamente diverso. In ogni caso, un fotoromanzo. Non potendo contare sulla certezza del gioco di squadra, il racconto del derby dovrà necessariamente spostarsi e sposarsi all’epica dei singoli, lo spessore voltaico dei personaggi, chi si accende da eroe e chi no da mammoletta, e le sfide, fisiche e immaginarie, l’uno contro uno.

 

Le più ovvie, Dzeko contro Acerbi e Immobile contro Manolas. Lo ha detto l’altro giorno Walter Sabatini: “Ho preso Dzeko perché la Roma aveva bisogno di un nuovo eroe dopo Totti”. Così non è stato, perché non c’è e forse non ci sarà mai alla Roma la possibilità di combinare la preposizione “dopo” al nome “Totti”.

 

Dzeko non ha mai nemmeno sfiorato l’impresa, se non quel giorno che è arrivato a Fiumicino, davanti a una folla ancora disposta a trasfigurarlo. Tra alti molto alti e bassi troppo bassi, il ragazzo di Sarajevo ha fatto fatica a oscurare anche il ricordo di Pruzzo e forse quello di Voeller. Personalità indecifrabile, quando dio biondo e quando malinconica comparsa.

 

manolas

Come in tantissimi ipersensibili, Edin lo è, il sintomo è la balbuzie, nella parola come nella vita, l’intermittenza con cui ti accendi, i salti umorali senza rete, tra il paradiso e l’abisso. Quello recentissimo è forse il miglior Dzeko mai visto a Roma, un superdotato di tecnica e di fisico, logorroico di bocca e di piede, bello e rabbioso, mai così leader, un insieme di John Holmes e Gary Cooper, quello di “Mezzogiorno di fuoco”.

 

parolo

A duellare con lui, ma sarà sera e le luci artificiali, Francesco Acerbi. Un eroe a prescindere da quello che sarà o non sarà il derby. L’uomo che martedì ha cancellato dall’Olimpico Piantek il Terribile. Disinnescato con stile e prepotenza. I tifosi laziali odiavano l’idea di aver perso uno come De Vrij. A distanza di pochi mesi fanno fatica anche a ricordare la faccia dell’olandese. Acerbi ha battuto due volte il tumore. Non ha mollato la prima volta e meno che mai la seconda, recidivo e più che mai aggressivo. Può aver paura di Dzeko o di chiunque altro? Il male lo ha aggredito ai testicoli e i suoi testicoli, da reali a immaginari, sono diventati giganteschi.

 

Speciali, almeno quanto quelli di Pablo Simeone, senza che lui senta il bisogno di mostrarli a uno stadio intero. Dalla malattia in poi, Acerbi è diventato un corpo mistico e una testa da condottiero, un Highlander che trascina gli altri nell’emozione dell’impossibile dopo aver trascinato se stesso. La sua impresa è permanente, quotidiana, come il miracolo di essere vivo. Acerbi non dimentica. La memoria è il suo ferro. Lui dice ogni volta grazie a Dio, ma deve dirlo prima di tutto a se stesso.

 

Immobile è quello che è. La rivolta contro il suo cognome, prima di tutto. E anche contro il suo nome, Ciro di Torre Annunziata, che non pare come la premessa e nemmeno la promessa di chissà quale storia. Deambula irrequieto giorno e notte, purché sia un campo calpestabile, con il suo passo a metà tra il bandolero stanco e il predatore della savana. Immobile è James Cagney, il killer che sente l’odore del sangue. Non ha nulla della statua divina alla Dzeko, ma micidiale e cattivo sempre, come Dzeko non sarà mai. Molti tifosi romanisti non lo confessano nemmeno a se stessi, ma un pensierino all’eventuale baratto lo farebbero eccome.

kolarov de rossi

 

Lo dicono appannato di questi tempi, ma se c’è uno che non è panna, uno di cui aver paura a Trigoria è lui, Ciro di Torre Annunziata, detto anche Fame Atavica. 

Avrà addosso l’alito forte e il ringhio mai augurabile di Kostas Manolas, caviglia permettendo, nipote di cotanto zio (Stelios, pure lui difensore e non meno guerriero). Kostas è uno strano duro. Una specie di ciclonico e invincibile Lothar, con una percezione esagerata della propria vulnerabilità. Ti fa le occhiatacce, mostra i muscoli, ti monta sopra se occorre, ma sa in cuor suo quanto la tracotanza dei forti sia fondata sul nulla e quanto sia frangibile il suo enorme scudo di bronzo con sette pelli di bue. Conosce, come Achille, la labilità degli eroi. Ogni volta che cade a terra, il nonnulla diventa tragedia, per fortuna quasi sempre solo declamata. Strepita ossesso come l’eroe smascherato. Ma poi si rialza sempre. E dilata le narici.

zaniolo

 

E poi. Nel nome di Totti. Dove non è riuscito Dzeko, potrebbe riuscire lui. Riavviare la macchina onirica. Il Giovine Debuttante. Nicolò Zaniolo, figlio di Igor e di Francesca, la mamma sexy, ma lui in campo e non solo più sexy di lei. Sosia per eccesso di Oliver Coopersmith. Quante pagine e titoli avrà nel racconto del derby? Sarà padrone o sarà sopraffatto? Una suggestione più che un calciatore. Un abito di cachemire su una Norton di grossa cilindrata. Uno che canta come Frank Sinatra e rappa come Fabri Fibra. Detto “il predestinato” ma il destino, se giochi nella Roma o nella Lazio, passa per il derby, prima che per ogni altro dove. A 19 anni e 8 mesi, alla caccia dell’impresa, il primo gol nel derby. Totti ne aveva 22. Nel suo spazio, lo aspetteranno al varco due cactus molto spinosi. Stefan Radu e Senad Lulic, ginocchio permettendo. Sono loro, un rumeno e un bosniaco, l’anima biancoceleste del derby. Cattivi spesso, truci sempre in questa occasione. Fatti apposta sembrano, in qualunque copione, per vendicarsi del talento un po’ arrogante del Giovine Debuttante. Sinonimo anche, Lulic, di come e quanto si possa far male alla Roma.

giancarlo dottoacerbi

 

Su tutto e su tutti, la sfida a distanza, Daniele De Rossi contro Marco Parolo, Teste e ascelle che sudano forza e intelligenza. Nei momenti difficili, se i compagni cercano uno sguardo per rianimarsi è il loro. Dopo aver perso i due barbari del tempio, Strootman e Nainggo, la Roma si aggrappa ferocemente al suo ragazzo di Ostia, alla sua anima gigantesca, cui si aggrappa per primo lui stesso, De Rossi, non avendo più al mille per mille il conforto di ossa e muscoli. Capitano, oggi, alla massima per quanto depauperata potenza. Emotivo e calmo, finalmente capace di respirare il derby senza che il suo sistema nervoso s’infiammi. Così Parolo, di là. La roccia. La certezza di una squadra troppo spesso ostaggio dei suoi talenti. Puoi esistere da squadra senza i Felipe Anderson, i Milinkovic Savic e i Luis Alberto, non puoi esistere senza i Parolo.

acerbi

 

dzeko 3dzeko

 

dzeko 1

Ultimi Dagoreport

trump modi xi jinping ursula von der leyen

LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA DELLE TARIFFE, IL TRUMPONE SI ERA ILLUSO DI POTER RIAFFERMARE IL POTERE GLOBALE DELL’IMPERO AMERICANO. IN PRIMIS, SOGGIOGANDO IL DRAGONE CINESE, L’UNICA POTENZA CHE PUÒ METTERE ALLE CORDE GLI USA. SECONDO BERSAGLIO: METTERE IL GUINZAGLIO AI “PARASSITI” EUROPEI. TERZO: RALLENTARE LO SVILUPPO TECNOLOGICO DI POTENZE EMERGENTI COME L’INDIA - LA RISPOSTA DEL NUOVO ASSE TRA EUROPA E CINA E INDIA, È STATA DURA E CHIARISSIMA. È BASTATO IL TRACOLLO GLOBALE DEI MERCATI E IL MEZZO FALLIMENTO DELL'ASTA DEI TITOLI DEL TESORO USA. SE I MERCATI TROVANO ANCORA LINFA PER LE MATTANE DI TRUMP, PER GLI STATI UNITI IL DISINVESTIMENTO DEL SUO ENORME DEBITO PUBBLICO SAREBBE UNO SCONQUASSO DA FAR IMPALLIDIRE LA CRISI DEL ’29 - CERTO, VISTO LO STATO PSICOLABILE DEL CALIGOLA AMERICANO, CHISSÀ SE FRA 90 GIORNI, QUANDO TERMINERÀ LA MESSA IN PAUSA DEI DAZI, L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA RIUSCIRÀ A RICORDARLO? AH, SAPERLO…

giana, turicchi, venier, paolo gallo, cristian signoretto arrigo antonino stefano

DAGOREPORT - AL GRAN BALLO DELLE NOMINE DELLE AZIENDE PARTECIPATE DALLO STATO - FA STORCERE IL NASO IL NUOVO CEO DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA): ARRIGO GIANA VANTA UN CURRICULUM DI AMMINISTRATORE PRETTAMENTE “LOCALE” E “DE SINISTRA”: MALGRADO SIA STATO IMPOSTO DA SALVINI, GUIDA ATM GRAZIE AL SINDACO BEPPE SALA. E PRIMA ANCORA FU NOMINATO CEO DI COTRAL DALL’ALLORA GOVERNATORE DEL LAZIO NICOLA ZINGARETTI; DOPODICHÉ SI ATTACCÒ ALL’ATAC, SPONSOR IL SINDACO GUALTIERI - RIMANE IN BALLO LA QUESTIONE SNAM: MALGRADO IL PARERE FAVOREVOLE DI CDP ALLA CONFERMA DI STEFANO VENIER, IL CEO DI ENI DESCALZI PUNTEREBBE SU CRISTIAN SIGNORETTO. IN BILICO PAOLO GALLO AL QUARTO MANDATO COME AD DI ITALGAS…

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - MELONI, CHE JELLA: HA ASPETTATO SETTIMANE PER UN INCONTRO CON TRUMP E NON APPENA GLIELO CONCEDE, IL "DAZISTA" DELLA CASA BIANCA PRIMA SE NE ESCE CON LA TRUCIDA FRASE: “QUESTI PAESI CI CHIAMANO PER BACIARMI IL CULO”, ED OGGI RINCULA COME UN SOMARO SPOSTANDO DI 90 GIORNI L'APPLICAZIONI DEI DAZI (CINA ESCLUSA) – A QUESTO PUNTO, QUALI RISULTATI POTRA' OTTENERE DAL VIAGGIO IN AMERICA? 1) UN TRATTAMENTO “ALLA ZELENSKY” E UN NULLA DI FATTO; 2) UNA PROPOSTA IRRICEVIBILE DI DAZI AL 10% SOLO PER L’ITALIA; 3) TRUMP, DI COLPO RINSAVITO, SFRUTTA L’OPPORTUNITÀ DEL BACIO DI PANTOFOLA DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' PER APRIRE UNA TRATTATIVA CON L’UNIONE EUROPEA. BUM! PER LA DUCETTA SAREBBE LO SCENARIO DEI SOGNI: ALLA FACCIA DI URSULA-MACRON-MERZ POTREBBE VENDERSI COME “SUO” IL MERITO DI AVER FATTO RINSAVIRE "LO SCEMO DEL VILLAGGIO GLOBALE"...

jerome powell donald trump

DAGOREPORT – CHE FARÀ IL PRESIDENTE DELLA BANCA CENTRALE AMERICANA, JEROME POWELL? AL GROTTESCO RINCULO TRUMPIANO DI 90 GIORNI SUI DAZI AVRA' CONTRIBUITO, OLTRE AI MERCATI IN RIVOLTA, L'AVANZARE DI UNA FRONDA REPUBBLICANA  CONTRO IL TYCOON GUIDATA DAL SENATORE RAND PAUL (ORA SONO NOVE) - UNA FRONDA CHE, AGGIUNTA AL VOTO DEI DEM, POTREBBE ANCHE METTERE TRUMP IN MINORANZA AL CONGRESSO - SE IL TRACOLLO DELL’ECONOMIA A STELLE E STRISCE DIVENTERA' INGESTIBILE, L'ARMA FINALE E' L'IMPEACHMENT DEL CALIGOLA PER MALGOVERNO AI DANNI DEGLI STATI UNITI...

donald trump pam bondi laura loomer

FLASH – PAM! PAM! TRUMP FARA' LA FINE DI CLINTON CON MONICA INGINOCCHIATA?NEGLI STATES SI VOCIFERA MOLTO SULLA STRETTA VICINANZA TRA TRUMP E LA CURVACEA MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, PAM BONDIUNA STIMA PARTICOLARE, COME QUELLA RIPOSTA IN PASSATO NELL’ATTIVISTA “MAGA” LAURA LOOMER. SI SPIEGHEREBBE COSÌ L’ASCENDENTE CHE LE DUE DONNE HANNO SUL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO: SE BONDI IMPERVERSA SULLE TV AMERICANE, LOOMER È TALMENTE POTENTE DA AVER CONVINTO IL PRESIDENTE DEMENTE A CACCIARE IL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI NSA, TIMOTHY HAUGH – L’ONNIPRESENZA DELLE DUE BOMBASTICHE ERINNI HA SPINTO MELANIA A PRENDERE LE DISTANZE DALLO STUDIO OVALE…