italia germania

EURO-DOTTO: "RIGORI PSICODRAMMATICI. TRA BOTTE CLAMOROSE, COLPI DI CULO E PARATE SPAZIALI - GIUSTO COSÌ, GERMANIA UNA CATEGORIA SOPRA, MA GIUSTO DIRE CHE QUESTA SQUADRA PIÙ DI COSÌ PROPRIO NON POTEVA, AVENDO SPREMUTO DALLE SUE SACCHE TUTTO E DI PIÙ"

Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia

 

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Rigori psicodrammatici. Tra fotte clamorose, colpi di culo e parate spaziali. Gigi Buffon, ragazzone acqua, Ilaria e sapone, affezionato ai suoi guanti e ai suoi mutandoni, sempre ispirato e dedito alla causa come un boy scout, ma la palla di Hector gli passa sotto la pancia dopo non si sa quanti rigori e l’apnea di almeno due nazioni. Giusto così, Germania una categoria sopra, ma giusto anche dire che questa squadra più di così proprio non poteva, avendo spremuto dalle sue sacche tutto e di più.

 

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Ultima di Totò Conte, che si è confermato un notevole sciamano, da qui in poi tutto al servizio di Abramovich, Germania in semifinale con la probabile e abbordabilissima Francia. Giocano solo loro, i tedeschi, nella ripresa, vanno in strameritato vantaggio, ma scontano l’ignavia del primo tempo e gli episodi del secondo, le parate di Buffon e il solo gesto tecnico che merita di essere raccontato, lo scorpionesco salvataggio sulla linea di quel matto di Florenzi.

 

Il rigore è un regalo di Boateng che salta come un pallavolista nell’atto di schiacciare. Tutto qui. La conferma che non serviva. In questi meschini Europei quattro certezze come i soliti noti juventini possono bastare. Tanto più che i Bonucci e i Chiellini si prendono ora anche la briga di segnare.  

 

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Cerco di sgusciare via dalla camicia di forza della cagnara patriottica e del lavaggio mediatico e cosa vedo? Due mediocrissime squadre a masticare orrendo calcio per tutto un tempo. Una, l’Italia, che cerca di fare della propria mediocrità il suo talento, l’altra, la Germania, votatissima a sputtanare il suo di talento. Quelli forti hanno paura e i deboli si arrangiano. Chiamiamola arte. Crucchi guardinghi, perché gli italiani, si sa, in qualche modo ti fottono sempre.

 

Buffon e compagni son pronti alla morte, i tedeschi no, la temono. Il pavido Loew fa l’italiano rinunciando per eccesso di tatticismo al suo più conclamato talento, quel Draxler che aveva polverizzato quasi da solo la Slovacchia. In più gli si rompe quasi subito, e ben gli sta, Khedira. Più calcio nel secondo tempo, ed è solo della Germania. I supplementari sono agonia di gambe spente e lancinanti crampi.

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Detto tra pochi intimi, queste baraonde nazionali, sottratte all’enfasi e alle trombe, si confermano tecnicamente poca cosa. Una versione poverella delle competizioni tra club, dove il meglio del meglio si assembla alla faccia dei passaporti. La Germania è una sottospecie del Bayern, la Spagna del Barcellona e del Real, l’Italia della Juventus, la Francia del Paris St. Germain, l’Inghilterra di quasi tutti i club di Premier.  

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Questi Europei, lucidamente anatomizzati, si salvano per qualche exploit individuale ma, in quanto a squadre, veli pietosi. Belgio, Spagna e Inghilterra già fuori, bocciate dalla propria irrilevanza, si rischia di mandare in finale due magnifici sputi coma Galles e Islanda. L’inettitudine di molti allenatori, pensionati, carneadi, dopolavoristi, fa il resto. 

 

Insomma, se dobbiamo ubriacarci perché la vita è scomoda da vivere o bisogna vendere dodici copie in più della Rosa, qualche abbonamento Sky o un po’ di carezzevoli ascolti per le carenti banche affettive di mamma Rai, allora va bene tutti. Inganniamoci e crediamoci, salvo poi riscoprire, da qui a due settimane, il bruto muso di Tavecchio e la miseria del nostro calcio, sempre più desertificato tra pochezza tecnica, stadi alopecici e campionati minori accerchiati da debiti, ladri e scandali.

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