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MACHU PIZZUL: “IL CALCIO SI E’ TRASFORMATO E OGGI CI LASCIA UN PO' PERPLESSI”: ECCO PERCHE’ – LO STORICO TELECRONISTA A TU PER TU CON DIACO A ‘IO E TE’: “LA MIA VOCE? AGLI ESORDI MI SEMBRAVA NASALE E NON ADATTA PER FARE IL TELECRONISTA" – “TOTTI? SONO SICURO CHE LUI E LA ROMA FINIRANNO PER RIACCOSTARE LA LORO STORIA - ROBERTO BAGGIO? UNA VOLTA RENZACCIO ULIVIERI TORNO’ A CASA E LA MADRE LO MANDO’ A DORMIRE IN ALBERGO PERCHE’… - VIDEO

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bruno pizzul

 

ESTRATTI INTERVISTA DI PIERLUIGI DIACO A BRUNO PIZZUL -IO E TE DI NOTTE- RAI UNO

 

DIACO: Si dice che hai amplificato il talento altrui (…) hai fatto il tuo mestiere mettendo da parte l’io…

 

PIZZUL: Non l’ho fatto volontariamente, però credo di poter dire di essere riuscito a fare il mio lavoro nel miglior modo possibile senza prendermi troppo sul serio, senza dare una dimensione eroica a quello che facevo. Ho avuto la fortuna di fare il telecronista di calcio, quindi di assumere un ruolo che mi ha dato tanta visibilità e via dicendo, però al tempo stesso un qualcosa del quale bisogna sì essere contenti ma al tempo stesso senza entrare troppo in superbia

 

DIACO:  Ad oggi qual è lo stato di salute del calcio italiano?

 

bruno pizzul

PIZZUL: domanda interessante… il calcio ha cambiato faccia in modo evidente in questi ultimi anni finendo per essere un pochino sacrificato a interessi che non sono strettamente di natura tecnica calcistica sportiva, ma sono piuttosto di carattere economico. Questo calcio che si è trasformato in qualcosa di piuttosto mercantile, attento al marketing… ci lascia un pochino perplessi.

 

D’altra parte il fatto che ci sia una così grande esposizione economica da parte delle varie società e che al tempo stesso galoppi in modo frenetico anche l’indebitamento, è un qualcosa che non può non preoccuparci. Io so che il calcio è profondamente radicato nei costumi, nella passione popolare e che il calcio ha avuto una storia importante, non soltanto da noi ma anche all’estero, un fenomeno sociale molto spesso con implicazione di carattere politico… ma il calcio di oggi sta vivendo dei momenti che non possono non lasciarci un po’ perplessi.

bruno pizzul

 

DIACO: Hai cominciato la tua carriera vincendo un concorso a Radio Trieste, se non sbaglio…

 

PIZZUL: Ho cominciato con un primo concorso a Radio Trieste, ma era un concorso per programmisti, poi mi spostarono a un altro concorso in contemporanea per radio-telecronisti perché durante i colloqui era emerso che avevo giocato a calcio e che avevo predisposizioni di carattere sportivo e quindi venni dirottato in quell’altro concorso e alla fine – ti dirò con mia grande sorpresa – venni preso insieme ad altri 31 colleghi per un corso di preparazione professionale assieme a me c’era Bruno Vespa, Mariangela Buttiglione, Paolo Frajese, tantissimi altri bravi colleghi che ricordo con estremo piacere, ma per me è stato qualcosa di estremamente inatteso perché io non ci avevo mai pensato a fare questo tipo di lavoro.

 

bruno pizzul

Anzi, quando da giovane giocavo a calcio avevo maturato una certa antipatia per la categoria dei giornalisti sportivi, che quando scrivevano delle mie prestazioni – probabilmente a giusta causa visto che le mie prestazioni e il talento erano inversamente proporzionali alla passione – picchiavano giù duro. Poi il destino ha voluto che diventassi raccontatore del calcio anziché giocatore e lì è stata una soddisfazione ma anche un dovere raccontare il calcio rispettando al massimo quello che i giocatori riuscivano a fare. Molti mi hanno accusato di essere troppo tenero coi giocatori, di non averli criticati a dovere, ma io avendo provato essendoci stato dentro ho sempre avuto un occhio di riguardo nei confronti dei calciatori.

 

DIACO: (…) Bruno tu hai una voce che fa la differenza… è riconoscibilissima

 

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PIZZUL: Sì, molto riconoscibile. Ti dico la verità… quando sono stato  a quel corso di preparazione professionale che ti dicevo prima non avevo mai sentito la mia mia voce. Sai, allora non è che ci fossero tanti registratori e cose del genere… e devo dire che rimasi malissimo perché non la riconobbi e mi pareva che fosse di tipo troppo nasale, poco adatta. Altri invece l’hanno trovata adattissima alla cronaca sportiva e li ringrazio.

 

Diaco propone a Pizzul una carrellata di foto riguardanti i grandi calciatori della nazionale italiana. Uno per decennio, dagli anni cinquanta ad oggi.

 

DIACO: ANNI 50 - GIAMPIERO BONIPERTI, CHE GIOCATORE è STATO?

 

PIZZUL: è stato un giocare di straordinaria eleganza, di grande carattere. Lui è stato anche un pochino preso in giro, lo chiamavano “la Marisa” per questo suo aspetto delicato, questo suo modo di porsi estremamente gentile, ma era un giocatore di grandissima qualità, in campo si faceva rispettare anche giocando un calcio duro, quantunque lo ritenessero una signorinetta, è stato un grandissimo giocatore e un grande uomo.

 

DIACO: ANNI 60 – GIANNI RIVERA, CHE GIOCATORE è STATO?

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PIZZUL: Il Golden boy, un ragazzo che ha colpito la fantasia di tutti, da giovanissimo dalla natia Alessandria arrivò al Milan e immediatamente catturò la fantasia di tutti i tifosi, non solo del Milan ma anche di tutto il calcio italiano e internazionale. Il suo alter ego era l’altro giocatore dell’Inter… a Milano come a Roma e in tutte le città che hanno due squadre, c’è sempre un profeta di una squadra e dell’altra e lui con Sandro Mazzola costituiva un duetto straordinario… bravo bravo bravo, è entrato nelle grazie di tutti.

 

DIACO:  ANNI 70 – GIGI RIVA, UN COMMENTO

Bruno Pizzul

 

PIZZUL: Beh Gigi Riva, quel grande inventore di neologismi che era Gianni Brera lo soprannominò “Rombo di tuono” a sottolinearne la vigoria fisica, la forza, la capacità di interpretare il calcio in maniera estremamente positiva sul piano della forza fisica, ma al tempo stesso con un sinistro veramente molto forte e anche lui un ragazzo che ha dimostrato un profondo attaccamento. Oggigiorno si dice sempre che non ci sono giocatori di bandiera. Ebbene lui è stato un giocatore bandiera perché messe le tende a Cagliari, da Cagliari non si è mai mosso quantunque fosse stato fatto oggetto di corte spietata da parte di tante squadre non solo italiane ma di tutto il mondo. Grande Gigi!

 

DIACO: ANNI 80 – GAETANO SCIREA, UN COMMENTO

 

PIZZUL: Di Gaetano, a parte le qualità di calciatore, ho sempre amato e ammirato la compostezza di uomo, il suo senso del valore e il suo attaccamento a uno sport puro, uno sport veramente interpretato, vissuto nella giusta maniera. Mai una sbavatura, mai una parola fuori posto. Lui ha costituito una coppia ideale con un altro grande del calcio, Dino Zoff. Devo dire che sono due personaggi che hanno lasciato una traccia profonda nel calcio soprattutto per la serietà, per la compostezza e per il modo in cui hanno onorato la loro carriera di calciatori e di uomini.

Bruno Pizzul-zoff

 

DIACO: ANNI 90 – ROBERTO BAGGIO

 

PIZZUL: Roberto Baggio è stato un altro che ha lasciato un segno profondo in tutti coloro che hanno avuto la possibilità di vederlo giocare perché era uno che trasmetteva quella gioia, la gioia di giocare a calcio e voleva che anche coloro che andavano a vedere la partita si divertissero. Lui è stato fra l’altro un giocatore che ha avuto una carriera costellata da tantissimi infortuni anche dolorosi e lui ha continuato a giocare pur afflitto da queste patologie, ma quando scendeva in campo dimostrava soltanto la gioia di giocare. Tutti lo hanno amato.

 

PIZZUL MARTELLINI

Ci sono una fioritura di aneddoti nei suoi confronti… quando giocava a Bologna aveva come allenatore, un allenatore toscano, Ulivieri, che durante una partita lo lasciò fuori. Allora Ulivieri abitava  in Toscana ancora con la mamma. Al termine della partita tornò a casa, suonò il campanello per farsi aprire la porta e la mamma gli disse: “chi non fa giocare Roberto Baggio in casa mia non entra!” e lo mandò a dormire in albergo.

 

DIACO: ANNI 2000 – L’IMMENSO, ESSENDO IO ROMANISTA, FRANCESCO TOTTI

 

PIZZUL TRAPATTONI

PIZZUL: Francesco è uno che ha rubato il cuore a tutti… È chiaro che i romanisti lo hanno eletto a giusta ragione come il loro uomo dalla storia infinita e via dicendo. Ma anche lui come tutti gli altri campioni di cui abbiamo parlato, è un calciatore che appartiene a tutti, non soltanto alla Roma. Ha lasciato anche lui una traccia veramente importante nel ricordo di tutti e questo suo modo di interpretare il calcio così sontuoso – direi – ha lasciato dentro di noi ricordi profondi. È stato un peccato che il distacco dalla Roma sia stato un pochino problematico, ma io sono sicuro che poi Totti e la Roma finiranno per riaccostare la loro storia. Bravo Francesco!

 

DIACO: ULTIMO DECENNIO – ANDREA PIRLO

 

PIZZUL: Anche Pirlo è stato un giocatore al di sopra di qualsiasi valutazione che non sia piena di elogi e considerazione perché era un giocatore che ha stentato un pochettino a farsi valere, ma il modo in cui ha interpretato quel suo ruolo particolarissimo di regista difensivo, che adesso molti cercano di imitare, ma pochissimi riescono a farlo, è veramente un esempio. Anche perché poi come tutti gli altri è stato esemplare sul piano della correttezza e di interpretazione di un calcio vero, un calcio che piace alla gente.

BRUNO PIZZUL NELLO SPOT FIAT pizzul simeoni foto carbone gmtBRUNO PIZZUL NELLO SPOT FIAT

 

BRUNO PIZZUL NELLO SPOT FIAT

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