“NON C’È PERDONO”. MA PACE SÌ – LILIANA SEGRE VIENE INSIGNITA DELL'ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA PER “LO STRAORDINARIO IMPEGNO NEL RICORDARE LA SHOAH” – UNA MEDAGLIA CHE È MOLTO PIÙ DI UN’ONORIFICENZA: DA UN LATO QUELLA FANCIULLA CHE NEL CAMPO DI STERMINIO PERSE INFANZIA E FAMIGLIA, DALL’ALTRO L'AMBASCIATORE TEDESCO VIKTOR ELBLING, RAPPRESENTANTE DI UN PAESE CHE LE HA STRAPPATO TUTTO – “SENTO TUTTO IL PESO DEI MIEI ANNI, A TROPPE DOMANDE NON HO TROVATO RISPOSTE”
Paolo Colonnello per “La Stampa”
La storia talvolta riscrive le sue pagine nei piccoli gesti: una spilla appuntata su un petto, una parola di pace, una stretta di mano. Una lacrima che non riesce a sgorgare e che pure segna un solco nell'anima: «Ho grande difficoltà a piangere mentre un bellissimo pianto liberatore mi farebbe benissimo...» Succede quando da una parte si trova una donna come Liliana Segre e dall'altra l'ambasciatore tedesco Viktor Elbilingl, rappresentante di un Paese come la Germania che a quella ragazzina milanese ed ebrea che fu, strappò quasi 80 anni fa la giovinezza e gli affetti più cari internandola in un campo di sterminio.
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«Non c'è perdono», dice lei. Ma può esserci pace. E succede quando, 80 anni dopo, quello stesso paese «nemico», decide di riconciliarsi con quell'antica fanciulla conferendole la più alta onorificenza democratica, l'Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania «per lo straordinario impegno per ricordare la Shoah e l'instancabile lotta contro l'odio e l'intolleranza».
Una medaglia che in realtà è molto più di un'onorificenza: è un ponte che si getta dagli abissi della storia fino ai giorni nostri nella speranza di una riconciliazione dell'umanità. E Liliana, che a lungo ha combattuto sul piano psicologico ed emotivo per arrivare a ricevere ieri mattina nella sala Zuccari del Senato questo riconoscimento, sa bene, e lo dice commuovendo tutti, quanto costi fatica aver costruito quel ponte: spetta a noi attraversarlo.
Così, ancora una volta, come sempre, è stata lei a far saltare il protocollo mettendo da parte il discorso scritto per parlare a braccio: «Sento tutto il peso degli anni oggi, è come quando al cinema si vede una carrellata pazzesca di bisonti che corrono nella campagna e non si sa dove vanno e alla fine non si sa se sono andati al macello oppure no. Ho milioni di domande a cui in realtà non ho trovato risposta. E questa mancanza di risposte è forse il tormento più grande della mia vita. So che non piangerò, e continueranno sempre i bisonti a corrermi nella testa».
Una piccola pausa, la mano che corre alla testa per quell'immagine di enigmatica potenza appena evocata. «Scusate, ma è davvero una storia incredibile. Se non ci fosse stata tramandata non avremmo mai pensato di assistere a tanta atrocità». Il ricordo è vivo. Il Ricordo è tutto. L'emozione è fortissima e la fatica, raccontano i pochi presenti ieri mattina nella sala Zuccari del Senato dove si è svolta la cerimonia, palpabile. «Sono molto onorata e colpita nel profondo», dice la senatrice a vita che ha dedicato il riconoscimento alla memoria dei suoi cari scomparsi nella Shoah: il padre Alberto e i nonni Olga e Giuseppe Segre.
l ambasciatore della germania in italia viktor elbling foto di bacco (1)
Poi, con al fianco la Presidente Elisabetta Alberti Casellati e la presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Disegni, ha accettato che l'ambasciatore, visibilmente scosso, le appuntasse sulla giacca il riconoscimento. Quel nastro, con i colori della Germania, è la più alta onorificenza tedesca decisa un anno fa dal presidente della Germania Federale Frank Walter Steinmeier, rimandata per via del Covid e tenuto a lungo riservata, proprio per non turbare la libera scelta di riceverla della senatrice.
l ambasciatore della germania in italia viktor elbling foto di bacco (2)
Per arrivare a questo gesto, si sono dovuti infrangere più protocolli (a esempio scegliendo non l'ambasciata tedesca, ma il senato italiano) ma alla fine il passo storico si è compiuto. «La testimonianza di Liliana Segre - ha commentato la presidente Casellati - oggi è il segno tangibile che il coraggio delle donne può davvero aiutarci a scrivere un futuro diverso. Se abbiamo potuto insieme costruire in Europa prospettive di pace e di benessere dove prima c'erano lo sterminio e la desolazione... è perché abbiamo potuto guardare fino in fondo dentro l'orrore»
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